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AGRIGENTO - Un numero descrive benissimo quanto fosse ricercata Francesca Casali, la truffatrice seriale di origini pavesi, ma domiciliata ad Agrigento: 49 procedimenti penali (considerati soltanto quelli presso la Procura della Repubblica di Pavia) gravavano infatti sulla 43enne nata a Casorate Primo. La donna è finita agli arresti domiciliari nella sua abitazione siciliana ieri mattina, mercoledì 22 marzo. La richiesta ai colleghi della Stazione di Agrigento di dare seguito all'esecuzione dell'ordinanza applicativa di misura cautelare personale detentiva nei confronti di Francesca Casali era stata diramata nella mattinata dello stesso giorno dai carabinieri del Nucleo operativo investigativo del Comando provinciale di Pavia.
Infatti era proprio il Pavese il "territorio di caccia" prediletto dalla donna, in cui aveva messo a segno molte delle tante truffe ai danni di sportelli bancari e postali in giro per la Lombardia. L'indagata, nell'arco di vari mesi, era ripetutamente riuscita a presentarsi presso varie filiali qualificandosi come titolare di conti correnti o rapporti di credito e a carpire la fiducia dell'impiegato di turno allo sportello, ad esempio porgendo domande di natura personale oppure simulando pregresse conoscenze della persona che si trovava di volta in volta di fronte. In questo modo era riuscita a effettuare nel corso del tempo cospicui prelievi di denaro contante. Un mare di soldi.
Per rendere soltanto l'idea di quale sia stata l'assiduità tramite cui la donna ha replicato questo genere di strategia, basta considerare che, solo presso gli uffici della Procura di Pavia nei confronti di Francesca Casali pendono, o sono stati trattati, ben 49 procedimenti penali.
Anche per queste ragioni le attività di indagine proseguiranno ulteriormente, nel tentativo di censire e riunire tutti gli episodi avente natura analoga a quella descritta e risultanti ascrivibili alla stessa arrestata, che ora si trova ai domiciliari presso la sua abitazione ad Agrigento, grazie alla stretta collaborazione tra le Forze dell'ordine pavesi e siciliane. Le risultanze probatorie sinora raccolte dai carabinieri di Pavia attestano come l'indagata abbia compiuto una innumerevole serie di truffe, attraverso la tecnica operativa descritta, ma anche grazie al possesso di documenti di identificazione falsi e soprattutto a una straordinaria capacità di persuasione e dissimulazione. Evidentemente sapeva farsi convincere, carpendo la fiducia del suo interlocutore di turno e convincendolo a farsi consegnare del contante. Parecchio quello accumulato, ancora in fase di quantificazione, nell'arco di decine di colpi andati a segno con il medesimo e diabolico modus operandi.

Riccardo Carena