MEDE – Il comunicato di Attilio Fontana, governatore della Regione Lombardia, era chiaro. Fascia rossa per Mede e altri tre centri lombardi fino a mercoledì 24 febbraio. Ieri è arrivata la proroga dopo il consiglio regionale. Le zone rosse già stabilite rimarranno tali fino al 3 marzo. Un’altra settimana di lockdown solamente a Mede, ma non nei Comuni limitrofi. Il provvedimento fa discutere. Inoltre la Provincia di Brescia e altri 8 centri della Bergamasca (Viadanica, Predore San Martino, Sarnico, Villongo, Castelli Calepio, Credaro e Gandosso) e Soncino in provincia di Cremona entrano in “zona arancione rinforzata”. Le restrizioni a Mede prevedono tra i vari divieti anche quello di lasciare il territorio comunale, oltre alle uscite di casa per motivi non urgenti. Non sono consentite né visite né incontri con gli amici. Come aveva precisato il sindaco Giorgio Guardamagna (nella foto), la decisione da Milano era arrivata non tanto per i dati dei contagi, ma per le nuove varianti diffusesi soprattutto a scuola. Tutti gli istituti medesi attualmente sono chiusi e vanno avanti con la didattica a distanza. Non si conosce ancora l’esito dei tamponi effettuati ieri, martedì, ai contatti e ai familiari dei 43 positivi rilevati nei test di mercoledì scorso. In quei test una settimana fa erano stati esaminati 495 soggetti del mondo scolastico tra alunni, insegnanti e personale. Non si sono presentati in 60 circa. “Preferisco – aveva tagliato corto Guardamagna – non evidenziare chi ha marcato visita, ma ringraziare chi invece ha deciso per il bene di tutti di sottoporsi al tampone”. “Il polso della situazione – è il commento di Guardamagna, Lega, come i vertici regionali – lo hanno le autorità superiori. Se hanno preso questa determinazione ritengo che sussistessero le adeguate motivazioni precauzionali per farlo. Non ho elementi per argomentare. Mi rimetto a quanto deciso, con dispiacere ovvio per una situazione che penalizza ulteriormente e crea altri disagi a tutti”. Visti i dati di positività dei tamponi di mercoledì scorso, superiori di molto alla media regionale, appariva quasi scontato che le sinistre immagini dei posti di blocco sulle strade provinciali, per proibire ingressi in città e uscite “abusive”, sarebbero continuate ancora, così come le serrande abbassate delle attività commerciali. Molte hanno scelto di rinunciare a proporre i servizi d’asporto e chiudere del tutto, per motivi di prudenza. In campo per i controlli Polizia locale, Polstrada, Carabinieri e Polizia provinciale.Davide Maniac