C'è chi dice che si sia venduto per il classico "piatto di lenticchie", ma qui c'è in ballo ben altro. Qualche seggio sicuro tra Palazzo Madama e Montecitorio. Insomma, un alleanza con il Pd val bene un... seggio sicuro. Il matrimonio (politico) tra Letta e Calenda ha portato un certo scompiglio nelle base di Azione, soprattutto tra quanti vedevano il movimento di Calenda come un'alternativa al bipolarismo destra - sinistra. Ora tutti si sentono traditi.Tra loro anche Matteo Grossi, giovane sindaco di Sant'Angelo e referente regionale per la Fondazione Luigi Einaudi. «Riconoscendomi nelle idee liberali, mi colloco politicamente in un “terzo polo” equidistante dalle due grandi coalizioni di centrodestra e centrosinistra, oltre che ben distante dal M5s. – spiega Matteo Grossi – Anche la Fondazione Luigi Einaudi ha preso le distanze da Azione, di fatto “scaricando” Calenda dopo l’accordo con Letta. Venendo meno il presupposto di movimento politico riconducibile ai valori liberali, a Calenda resta solo l’opportunità di improvvisarsi socialista. Noi, in politica, ci troviamo sempre al centro. Da qui cercherò di mantenere attiva la rete creata sul territorio continuando a fare politica con la Fondazione Einaudi».Grossi, infatti, aveva creato una rete di circa 70 amministratori pubblici, tra sindaci, assessori e consiglieri comunali, tra Lomellina, Pavese e Oltrepò. E buona parte di loro non ha "digerito" il passo a sinistra di Calenda. «Non appena Calenda ha ufficializzato l’accordo con il Pd, la stragrande maggioranza di questi amministratori mi ha contatto per manifestare dissenso e ritirare la propria adesione al mio progetto e ad Azione. – aggiunge Matteo Grossi con un certo rammarico – Ero sicuro che il progetto andasse a buon fine perché quando incontrai Calenda, a Roma lo scorso aprile, chiesi espressamente al fondatore di Azione se fossimo rimasti terzi tra i due poli e lui confermò. La stessa domanda gli venne rivolta poche ore dopo durante un evento della Fondazione Luigi Einaudi e lui confermò quello che già mi disse».L’abbraccio di Carlo Calenda al Partito Democratico e al centrosinistra ha creato non poco malumore. «In queste ore sto ridistribuendo le quote che avevo raccolto per le adesioni ad Azione, io stesso ho già comunicato ufficialmente la mia uscita dal partito. – chiarisce Matteo Grossi – Chi si riconosce nelle idee liberali, le stesse della Fondazione Luigi Einaudi, non può certo pensare di candidarsi a governare il Paese, affrontando una campagna elettorale, con un centrosinistra in cui trovano spazio Di Maio e Fratoianni. E’ Calenda ad aver abbandonato il centro liberale, cambiando oltre alle proprie idee anche le carte in tavola. Noi restiamo fermi sulle nostre posizioni, mantenendo ben saldi idee e programmi elettorali