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In biblioteca viene presentato sabato alle 11 il libro di Paolo Barni, giornalista di Vigevano, che traccia in maniera sistematica il passaggio in Italia dalla televisione in bianco e nero a quella a colori. La vicenda dell’Italia, tra gli ultimi paesi al mondo a trasmettere una programmazione interamente a colori, è ripercorso attraverso il perno centrale di questa vicenda, forse meno risonante dei terrorismi degli anni Settanta, ma in un certo qual modo sempre collegata alle difficili vicende politiche del Bel Paese. Assieme all’autore, al Civico.17 sarà presente Sergio Santini, esperto di storia della televisione.
‘‘Il libro che presento – spiega l’autore Paolo Barni – è l’evoluzione della tesi di laurea magistrale che avevo discusso nel 2007. Allora mi ero impegnato per ricercare quante più testimonianze possibili, perché la letteratura parlava poco del passaggio dal bianco e nero al colore nella televisione italiana. Molti autori si sono concentrati su aspetti collaterali, che ho messo in evidenza, ma tenendo come punto di partenza questo epocale passaggio. Tutte le questioni interne alla storia della televisioni, ed extravaganti, come i motivi politici, sociali, culturali e altri sono stati presi in considerazione da questo punto di vista’’.
Tra il materiale raccolto ci sono articoli di periodici, quotidiani, della stampa specializzata. Una ricerca a tutto campo che ha preso in considerazione anche testimonianze dirette: ‘‘Allora avevo selezionato – prosegue – un campione di trentacinque persone viventi in Lomellina, di cui già diverse avevano una certa età, per capire come fosse vissuto questo importante passaggio nella programmazione televisiva. È interessante notare che, in realtà, non ci sia stata una  vera e propria migrazione da un giorno all’altro. Ci sono voluti diversi anni e diverse fasi prima di arrivare alla programmazione interamente a colori. Inoltre, sul piano sociale, si è enfatizzata in quegli anni una certa differenza tra le famiglie appartenenti a una stessa classe sociale, mi riferisco soprattutto alla piccola borghesia cittadina. 
Se nei Sessanta, il normale cursus di una famiglia era l’acquisto della macchina, poi del frigo, poi della lavatrice e infine della televisione, nei Settanta non è così immediato l’acquisto della televisione a colori, particolarmente costosa’’.
Altro aspetto che evidenzia l’analisi di Paolo Barni è l’innovazione che i primi programmi televisivi a colori portavano nel palinsesto. Erano estremamente innovativi e così sono rimasti nei ricordi degli intervistati. 
‘‘Il motivo per cui mi sono concentrato su questo studio – evidenzia l’autore – è dovuto al fatto che già nei primi anni di università mi ero accorto che mancava un affondo su questo aspetto. Molti avevano parlato di aspetti che sì toccavano questo argomento, ma non lo prendevano come motore principale della ricerca. Si tratta comunque di qualcosa che è intrecciato da molti fili con altri aspetti che ho cercato di tessere sistematicamente. Dalla mia laurea alla pubblicazione del libro – specifica - è occorsa una fase di riscrittura, per presentarla anche a un pubblico di non addetti ai lavori. Ho inoltre aggiornato il testo con gli interventi più recenti e aggiunto un ultimo capitolo che tracciasse in sintesi le due altre rivoluzioni della televisione, ovvero il digitale terrestre e la televisione non lineare’’. 
L’esperto Sergio Santini, racconterà qualche aneddoto che riguarda Mortara ed essendo esperto di Raffaella Carrà, parlerà del primo, in quanto a importanza, programma varietà a colori che la vide protagonista nel 1978.

Vittorio Orsina