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Mortara… com’era una volta? Ci pensa Luigi Pagetti (nella foto) a raccontarlo, nel libro che presenterà martedì 5 dicembre al Civico.17 “Mortara antichi ricordi!”, pubblicato col contributo del Circolo Culturale Lomellino “Giancarlo Costa” e del Comune di Mortara e realizzato in toto dallo stesso autore. Alle 17 Pagetti, che è stato anche lui parte della Mortara che è stata, racconterà che cosa ha voluto inserire nel libro. “Il lavoro nasce – racconta Pagetti – dalla lettura dell’Annuario d’Italia – Amministrativo-commerciale del 1889 che parla di una Mortara bella inserita in un fertile contesto agricolo, di una città importante in cui le industrie, i prodotti tipici e i mercati sono rinomati in tutta Italia. Ho voluto così approfondire il discorso e, negli ultimi tre anni, ho compiuto delle ricerche archivistiche a Mortara e nei comuni limitrofi per ricostruire la storia della città dalla fine dell’Ottocento alla seconda metà del Novecento e oltre nei suoi aspetti pratici”. Il libro è diviso in dodici sezioni: Fiere e Congressi, Aziende, Riserie, Tipografie, Artigiani, Benzinai, Macchine agricole, Carrozze – Cicli – Moto – Auto, Osterie – Trattorie – Caffè – Alberghi, Lattai, Coloniali – Speziali, Moda. Una realtà cittadina ricca e fervida, in cui erano presenti molte attività e di cui solo poche sono sopravvissute lungamente alla prova del tempo. Dal libro si percepiscono quali furono le vocazioni mortaresi, attente non solo all’agricoltura e al riso come oggi, ma anche all’ospitalità e ristorazione, alla tipografia e all’industria meccanica. “Il libro comincia – introduce Luigi Pagetti – con il I Congresso Agrario della Lomellina, tenutosi a Mortara dal 9 al 13 settembre del 1846. Per l’occasione fu inaugurato anche il Teatro Vittorio Emanuele. Il Secondo Congresso Risicolo Internazionale, del 1903, altra importante occasione per Mortara, si tenne presso l’Allea Longa di cui conserviamo ancora i progetti di allestimento che si possono vedere riprodotti nel libro. Importanti furono­ pure le fiere campionarie della Lomellina che si tenevano presso le scuole. Durante queste occasioni veniva presentato il meglio della produzione in Lomellina”. Il libro prosegue concentrandosi sulle aziende. Spiccano, ad esempio, la I.B.O.A. L’Industria Bottoni Osso e Affini che lavorava stinchi bovini ed equini da cui ricavava bottoni di qualunque dimensione, forma e colore oltre ad un’altra serie di prodotti simili; oppure la Marzotto che rilevò nel 1916 il cotonificio mortarese Maggioni. Non mancano poi il Maglificio Gallo, dal 1906 a Mortara e ancora oggi presente in città, o l’Officina del Gas di Mortara che vendeva anche stufe, legno e carbone. 
Viene menzionato, anche il Biscottificio Guglielmone che aveva sede in viale Parini e di cui oggi sopravvive parte dell’edificio. “Il materiale inserito nel libro – chiarisce – è tratto tutto da archivi. Le riproduzioni che si vedono sono state effettuate dai documenti che ho trovato. Alcune delle foto che si vedono, invece, sono tratte dal mio repertorio. Penso che abbia uno speciale valore quella con cui introduco la sezione sulle riserie. Sono riuscito a fotografare la pista da riso, una macchina antica per la lavorazione del riso azionata da un mulino ad acqua. Dei pistoni venivano azionati per pestare il riso in modo da privare il chicco della lolla. I pistoni si inserivano in vasche concave ricavate da un monolite di granito di Baveno così da pulire il riso per sfregamento”. Un’altra realtà che ben viene delineata dal libro di Pagetti è quella della tipografia, settore in cui lui stesso è stato impegnato presso lo Stabilimento Topografico Fratelli Barbè. Erano molte le attività di questo tipo in città: se ne contano otto, in cui, oltre a Barbè, spicca Monchietti, a cui l’autore ha aggiunto anche la cartoleria Emilio Tartara e la storica Libreria Mirella nata come cartolibreria, subentrando alla Cartolibreria Barbè. Tra gli artigiani figurano armaioli, i Fratelli Rovatti, falegnami, cestai, maniscalchi, cererie, zoccolari, alveari, sellai, ferramenta, lattonieri e altri. Si trattava di una realtà ampia e complessa. 
“Mi ha impressionato – prosegue Luigi Pagetti – anche l’industria meccanica che era presente a Mortara. In particolare, le carrozze, di cui ne ho rinvenuta di recente una a Rivanazzano della ditta Francesconi di Mortara e di cui ho messo la foto. Era costruita per il trasporto del latte. Per introdurre la sezione ho messo una foto di un raro e bell’esemplare di velocipede motorizzata prodotto da Cicli Merlo nel 1938. L’azienda si trovava in corso Torino. Non mancano la Fratelli Rovatti, situata in Corso Garibaldi o l’officina Braghenti Giuseppe di via Porte di Giove”. Su ristorazione e ospitalità il libro è ricchissimo di testimonianze. Compaiono, tra molti altri, il Buffet Stazione, il Bar Caffè Cavour, il Garibaldi e il Caffè Pasticceria Roma, che aveva l’esclusiva sui prodotti Motta di Milano. Non manca la Pasticceria Pina al tempo famoso per il suo Panettone Imperiale. Si scoprono molto antichi gli alberghi Bottala e San Michele.
 “All’epoca – conclude Luigi Pagetti – esisteva la figura del coloniale, colui che vendeva i prodotti delle colonie come il caffè, il tè, le spezie esotiche e lo zucchero. Si è evoluto poi nello speziale. I più noti erano i Fratelli Terrani di Antonio che posero in via Alceste Cortellona una torrefazione di caffè, che poi sarebbe diventata la Portmoka”. Un libro ricco di testimonianze di un passato ormai perlopiù sconosciuto, per non dimenticare, per aprire nuove prospettive. 

Vittorio Orsina