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MORTARA - “Regione Lombardia si dimostra l’unico baluardo affidabile a difesa delle amministrazioni locali, delle attività produttive e delle famiglie in questo drammatico frangente”. Parole e musica di Marco Facchinotti (nella foto) che, dopo aver combattuto e vinto il Coronavirus, ruggisce contro il Governo Conte. Il borgomastro, come ama definirsi, abbandona la calma e la diplomazia che contraddistinguono il suo operato da primo cittadino e torna a sfoderare lo spadone di Alberto da Giussano. Se una volta c’era “Roma ladrona”, oggi c’è Roma “chiacchierona”: parole e promesse, fatti nulli. L’Italia, e la Lombardia in particolare, rischiano di restare nel pantano di una situazione socio-economica drammatica. Per ora soltanto da Regione Lombardia è arrivato un aiuto concreto ai Comuni, un aiuto che per Mortara si traduce in 500mila euro per opere pubbliche. “Dal 21 febbraio scorso – spiega il primo cittadino – siamo stati letteralmente abbandonati da un Governo miope ed incapace di immedesimarsi nelle esigenze di chi, come il sottoscritto e migliaia di colleghi, è chiamato quotidianamente a dare risposte concrete ai propri concittadini. Non un euro, non un aiuto, nessuna attenzione. Solo tanti spot elettorali sulle tv di Stato. D’altronde cosa ci si può aspettare da un Esecutivo che tuttora non ha ancora la benché minima bozza progettuale per la ripartenza?”. Un’analisi impietosa di una situazione altrettanto impietosa: un teatrino, quello proposto dai media nazionali, che vedeva Roma in contrapposizione a Milano. Che vedeva Fontana criticato da quanti si ostinavano a dire “è soltanto un’influenza”: celeberrimo è il “saremo prontissimi” del presidente Conte alla vigilia della pandemia. E questo al sindaco proprio non va giù. “I fatti dimostrano che – illustra Facchinotti – Regione Lombardia, nella persona del presidente Fontana, è l’unica Istituzione ad aver intercettato le esigenze della propria popolazione. Mentre i benpensanti demo-pentastellati trascorrevano il loro tempo vessando in continuazione la Lombardia, la Giunta regionale ha realizzato un ospedale super attrezzato nella fiera di Milano per soli pazienti Covid in 10 giorni, ha aumentato del 110% i posti di terapia intensiva arrivando ad un totale di circa 1600 posti letto, ha distribuito gratuitamente 13 milioni di mascherine tramite le Province, ha sospeso gli adempimenti fiscali per cittadini ed imprese, ha stanziato risorse per favorire lo smart working del personale dipendente, ha destinato 16,5 milioni di euro alle famiglie per il pagamento della rata del mutuo sulla prima casa, ha deliberato il “Pacchetto credito” garantendo finanziamenti per almeno 6.500 imprese lombarde, ha stanziato risorse proprie per l’anticipazione della cassa integrazione in deroga e infine ha varato una manovra senza precedenti da 3 miliardi di euro a beneficio di Enti locali e operatori economici per scongiurare la desertificazione del tessuto economico locale”. Numeri snocciolati con precisione certosina, aride cifre che tanto sono e tanto rappresentano. I numeri, sono proprio come la “palla” (a spicchi) dell’estroso Rasheed Wallace, non mentono. “E il Governo nel mentre cosa ha fatto? – si chiede ironicamente il Sindaco. Ha istituito task force, tavoli tecnici, comitati di advisor con il solo obbiettivo di elargire poltrone e poltroncine ai propri compagni. Non ha destinato nemmeno un euro alle Amministrazioni comunali. Per le partite Iva il nulla più totale, visto che molte di esse non hanno ancora nemmeno percepito i famosi 600 euro di marzo. Nulla per i lavoratori dipendenti e le famiglie. Il Presidente del Consiglio si è presentato in Lombardia soltanto lunedì scorso, dopo non aver perso occasione per denigrare l’encomiabile sforzo dell’apparato sanitario lombardo. L’unica certezza che ci ha dato è quella di essere un invincibile voltafaccia: dopo aver dichiarato in diretta nazionale e a reti unificate che l’Italia non avrebbe mai aderito al Mes, salvo poi ergersi a maggiordomo di Macron, della Merkel e della Von der Leyen a distanza di pochi giorni”. L’accusa di Facchinotti al premier è grave: in Italia chiacchierone, in Europa zerbino. Ma la zoppicante politica (economica) estera, condotta dalla triade Conte, Di Maio, Gualtieri, è lo specchio di un’azione di governo “interna” altrettanto zoppicante. “L’ultima umiliazione in ordine di tempo – conclude – è arrivata dall’annuncio in pompa magna avvenuto nella serata di domenica. Tutti gli italiani si aspettavano un discorso serio, orientato alla tanto attesa “Fase 2”. Nessuna parola sui test sierologici, nessun riferimento al sostegno al reddito delle partite Iva, dei lavoratori, dei disoccupati, nessuna attenzione alla scuola e alla famiglia, nessuna notizia su una riapertura autentica e soprattutto in assoluta sicurezza delle attività. Per il bene della mia comunità, auspico che il Presidente Conte prenda spunto dal buongoverno di Regione Lombardia ed inizi a lavorare ad un piano serio che possa far ripartire l’intero Paese. I nostri concittadini e i nostri lavoratori non hanno perso (per ora) la pazienza”. I sindaci, un po’ sì..