ROBBIO - No alle ragazze, le feste e i motorini: Matteo Andreoli vuole la Serie A e sta facendo di tutto per ottenerla. Il portiere robbiese classe 2005 sta già difendendo i pali di Serie C. La Turris di Torre del Greco è la sua ultima casa. Assieme alla Juve Stabia e all’Avellino è una delle società che forma la cantera del Napoli. La strada non è spianata. Ma il duro lavoro ed i sacrifici di Matteo Andreoli e della sua famiglia stanno dando i loro frutti. Ora a vederlo durante le partite ci sono 1500 spettatori caldissimi. “Al sud è tutta un’altra cosa - spiega il padre, Davide -: il calcio è una religione, e persino i ragazzi delle giovanili vengono osannati. Il procuratore lo aveva detto: ‘al nord non ti mando, se vuoi crescere devi scendere giù’. Le società che hanno bisogno di liquidità ti fanno crescere per poterti poi vendere a squadre più grandi”. La famiglia ha appreso la lezione in fretta, dimostrandosi pronta di fronte ad ogni sfida. E soprattutto cogliendo le occasioni. “Il treno passa una volta sola, se va male si torna comunque col sacco più pieno degli altri”. Queste le parole del padre al figlio quando per la prima volta gli si presenta l’occasione per lasciare il nido. E’ bravo, lo hanno notato, e lo vogliono dai più disparati angoli d’Italia. Triestina, Ascoli, Pontedera e Gubbio chiedono di lui. Ha passato gli ultimi 4 anni alla Pro Vercelli, ed ha conosciuto diversi giocatori professionisti. Un consiglio se lo tiene stretto: “se vuoi fare il calciatore, non puoi vivere a casa tua”. Tra le opzioni, per via dell’alta visibilità, Matteo opta infine per il Gubbio. Ha solo 13 anni, e sta per trasferirsi a 500 chilometri da casa. All’inizio è dura: poiché ancora giovane, viene seguito da tutori che si sostituiscono a mamma e papà. I genitori lo rassicurano. Loro per lui ci saranno sempre. Lo sostengono, lo aiutano, e lui ha la forza di rimanere in campo, di lottare per il suo sogno. “Bisogna essere presenti sempre - spiega Davide Andreoli -, per i genitori il supporto deve essere continuo. Lui ed io ormai siamo quasi più amici che non padre e figlio”. Tre anni in provincia di Perugia, ed il banco dei contendenti che pian piano si restringe. Rimangono solo i migliori, quelli che non cedono. Finalmente la grande occasione: un torneo di allenamento a Napoli, dove viene notato. Osservatori e procuratori si interfacciano e si trova una quadra col presidente della Turris, anch’essa in Lega Pro. Una nuova stagione è alle porte e nel cuore ci sono i campi che contano. Tra fortuna e bravura ci sta riuscendo, ora si allena con la prima squadra. Si tratta di un processo graduale, fatto passo dopo passo. Ormai è abituato a stare lontano da casa, si trova a proprio agio e “se non chiama vuol dire che sta bene”. Matteo Andreoli non ha mai mollato. Grandi risultati li ha già raggiunti: due anni fa, prima della pandemia, ha raggiunto la rappresentativa nazionale della Lega Pro. “Bisogna restare positivi - chiude il padre Davide - anche nei momenti di maggiore difficoltà. Sia quando non si è convocati, sia quando ci si infortuna. E’ sempre e solo l’inizio, una ripartenza. Giù la testa e lavorare”. Gabriele Tocch