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Tra viaggio a ritroso nel tempo a libro di storia: così può essere descritta l’ultima opera letteraria di Giuseppe Abbà. Quante volte è successo, alle riunioni del partito della Rifondazione comunista in via Cadorna, di ascoltare racconti della stagione politica a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80. Perché quando Giuseppe Abbà parla di politica inevitabilmente finisce con il narrare la storia della città e di quando è stato sindaco. La storia di Mortara e delle persone che hanno contribuito a renderla ciò che è oggi è spesso ripercorsa nelle parole di Giuseppe Abbà con dettagli e aneddoti curiosi, divertenti, nascosti. Dalla costruzione del palazzetto dello sport alla metanizzazione della città, dal rapporto con il clero agli aiuti alle popolazioni terremotate. Un patrimonio di sapere, di conoscenza, una raccolta di aneddoti e di fatti che hanno cambiato il volto della città dell’oca che ora sono raccolti in un volume fresco di stampa.
“I tigli de la Lea Longa – Sindaco comunista a Mortara” è la terza fatica letteraria di Giuseppe Abbà: 160 pagine intense e ricche di fotografie e documenti d’archivio tratti da “L’Informatore Lomellino”.  La vita, le storie, i ricordi, la voglia di cambiamento, i grandi progressi e passi aventi, le emergenze e gli imprevisti. Anche negli anni in cui il consenso elettorale e politico del Partito Comunista era all’apice Giuseppe Abbà ha sempre evitato  accuratamente di finire in mezzo alla casta, ai possibili coinvolgimenti con i poteri forti dell’economia. Ha sempre messo le convinzioni ideologiche e la visione etica del mondo in cima a ogni motivazione di presenza nelle liste elettorali. Non lo si è mai cisto ammiccare ai tavoli delle associazioni elitarie o nei convegni seguiti da un’apericena.
“Oggi la vita amministrativa è molto diversa dall’epoca che ho cercato di ricostruire – spiega Giuseppe Abbà - innanzitutto le leggi elettorali maggioritarie oggettivamente   antidemocratiche. Il premio di maggioranza, anche nei consigli comunali oltre che nel Parlamento, distorce grandemente la rappresentanza. La stessa riduzione del numero dei consiglieri comunali (con il “combinato disposto”, come direbbero gli avvocati, con la legge elettorale) produce l’effetto di ridurre la rappresentanza dei cittadini. La storia di ogni società finora esistita è storia di lotte di classi. Questa frase, scritta nel 1848, descrive tutt’ora come funziona il Mondo. La realtà è che le classi dominanti, dopo la grande ondata delle lotte degli anni ‘60 e ‘70, sono passate alla controffensiva attaccando le conquiste sociali e la stessa democrazia che veniva vista come un inciampo. I prodromi di questa situazione furono provocati dalla Thatcher e Reagan che, non a caso, attaccarono su tre fronti: contro i sindacati, contro gli enti locali (soprattutto la Thatcher) per attaccare i servizi sociali e mandare avanti le privatizzazioni, la politica del riarmo. Anche in Italia è avvenuta una situazione simile. La riduzione degli spazi democratici è stata funzionale ai potentati economici. Le conseguenze sono gravi per i lavoratori e le masse popolari. Per questo, oltre alle lotte sociali, per la pace e il disarmo, per i diritti civili è importantissima anche una battaglia sul terreno degli enti locali, sia pure nelle condizioni difficili che ho descritto”.
Giuseppe Abbà non ha bisogno di presentazioni. Del resto da una vita calca le scene cittadine della politica, ma anche di tutto quello che la politica spesso non comprende. L’umanità ad esempio. Quella fede incrollabile nella natura umana e nella sua utopica certezza di costruire prima o poi, un mondo in cui i bisogni essenziali di tutti siano soddisfatti e la guerra rimanga un ricordo nei libri di storia. Il libro, in vendita presso la libreria Le Mille e una Pagina, all’edicola di viale Parini e presso la redazione di via Roma, sarà anche presentato al pubblico. La prima data è quella dell’8 luglio, a Bereguardo, nel corso della festa provinciale del Prc. Ancora da fissare, invece, la data per l’evento a Mortara.

Luca Degrandi