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MORTARA - Da Gianni Romé a Nicola Camussoni: la nuova «mission» dello storico “Tuttosci” di Mortara, punto di riferimento tecnico non solo locale, con i tre piani del negozio in piazza Silvabella, affidata al nuovo titolare del noto punto vendita di articoli sportivi della Lomellina. Lo ha rilevato da Gianni Romè, autentica istituzione del settore. Mortarese, 33 anni, Nicola Camussoni ha trasformato quella che è la passione di tanti nel suo lavoro principale. 
Sabato prossimo, 28 settembre, mentre la città di immergerà completamente nel «clima sagra» avverrà il passaggio di consegne ufficiale, con un rinfresco di benvenuto a Nicola Camussoni, aperto a tutti dalle 18. In quell’occasione chi interverrà avrà la possibilità di visitare il negozio e scoprire la grande novità del nuovo corso, con i prodotti tecnici del marchio «Atomic». E tutto il resto ovviamente.
“Tra l’immensità della rete – così il nuovo titolare - e del mercato «del prezzo» nelle mani della grande distribuzione, mandare avanti questo tipo di attività è sempre più difficile”. 
Eppure c’è un giovane che ha voluto prendere di petto la sfida, sicuro del fatto suo, esattamente come capitò a Gianni Romè quasi cinquant’anni fa. «Tuttosci» nasce nel 1969 col nome «Tuttosport» per iniziativa di Eugenia Tirone Facchini.
“Era una piccola bottega – ricorda Gianni Romè - e vendeva costumi da bagno, tute da ginnastica, qualche giacca a vento. Parliamo non più di dieci metri quadrati. 
Eugenia Tirone Facchini aveva tanta passione per la montagna al punto da fondare lo «Sci club Mortara». E uno dei ragazzi tesserati era proprio Gianni Romè. Il destino lo porterà in negozio. Nel 1972 suo papà subisce un gravissimo incidente rimanendo infermo e a soli quindici anni Gianni deve caricarsi il peso della famiglia. Eugenia se la prende a cuore, gli allunga la mano e gli apre la porta del negozio. Quella bottega diventerà la sua seconda casa. Gianni dimostra una certa intraprendenza e pian piano il negozio cresce.
Nel 1976 la titolare decide di abbattere la parete che divideva lo shop sportivo con quello di elettrodomestici. In questo modo lo spazio raddoppia. E’ il momento giusto per mettere dentro anche sci e scarponi... “Ma è soprattutto l’abbigliamento – ricorda Romè - a far girare bene le cose!”. In breve tempo il negozio rischia di esplodere: troppo piccolo lo spazio per soddisfare le richieste. Così nel ’79 Eugenia acquista il primo piano dando il via a una ristrutturazione che proseguirà per un paio d’anni. Ma i lavori non finiscono perché si sale ancora di un piano, oggi dedicato interamente al noleggio. Nell’82 Gianni Romè entra in società con Eugenia e nell’89 rileva il negozio. “Sono gli anni d’oro, almeno fino al 1997. Fuori dal negozio nei fine settimana si formava una coda infinita! Appassionati provenienti da tutta Italia”. Perché il nuovo titolare è anche una penna raffinata, autore di una rubrica sugli scarponi sulla rivista specializzata «Sci» e in questo modo inizia a farsi un nome nello sconosciuto mondo del cosiddetto «bootfitting». Poi iniziano a presentarsi anche atleti provenienti persino da Francia e Svizzera. Nel 2011 la decisione di acquistare da Eugenia Tirone Facchini l’intero immobile.
Anni dopo l’approdo di Nicola Camussoni in negozio e nelle tante attività collaterali, come il «Tour delle Alpi», manifestazione itinerante per appassionati del magico mondo della neve e delle piste.
“Tutto ha inizio nel 2020. Gianni ed io – riavvolge il nastro Nicola Camussoni - siamo semplici vicini di casa e nel periodo «Covid», quando tutto è chiuso, il buongiorno e buonasera inizia a trasformarsi in chiacchiera. Divisi da una rete e col viso coperto dalle mascherine, racconta tu, racconta io, gli confido la mia grande passione per lo sci sbocciata fin da bambino. 
Devo essere evidentemente riuscito a trasmettergli tutto il mio amore per la neve e la montagna perché dopo pochi giorni arriva l’invito a vivere il negozio per apprendere gli aspetti più tecnici. Quelli che un normale turista non può conoscere. Con il ritorno alla vita «pseudo-normale» mi presento così in piazza Silvabella, al civico 43. Io avevo già il mio lavoro di consulente in un settore diverso e appena avevo qualche ora libera andavo a dargli una mano, col puro gusto di apprendere. 
Prima solo al sabato, poi a metà settimana. Pian piano il tempo è aumentato, così come i calci nel sedere! Gianni è un tipo vecchia maniera, non te ne fa passare una! Della serie, non ti spiego nulla, guardi, impari e se sbagli… Ho imparato molto, ma credo che in questo lavoro non ci sia mai una fine. Gianni poi, è uno dei «bootfitter» più esperti d’Italia e prima di raggiungere la sua conoscenza... hai voglia!”.
Il cliente tipico di «Tuttosci», infatti, non è lo stesso che entra in un qualsiasi altro megastore a tre piani. L’acquisto di uno sci può durare anche mezzora. Quello di uno scarpone, diverse ore. “Se non riesci a entrare nella testa dell’acquirente si rischia il flop. E’ difficile che capiti, ma «Tuttosci» non è soltanto un negozio. Lo definirei un luogo d’incontro dove tanti appassionati amano disquisire sullo sport più bello del mondo! E’ un ambiente molto stimolante. Alcuni entrano convinti di sapere tante cose, ma poi escono con la consapevolezza che, dopo tutto, non è che avessero capito tutto così bene!”. 
Soprattutto quando si parla di scarponi. Il «bootfitting», infatti, è la possibilità di aggiustare, adeguare e quindi di rendere «custom», ovverso personalizzato, il proprio scarpone da sci in base al proprio piede, ma non solo, anche in base alle proprie esigenze sciistiche.
“Ed è difficilissimo. A volte non basta soltanto un appuntamento perché ci sono piedi molto complessi dal punto di vista morfologico e vascolare. Il «bootfitting» non è una scienza esatta. Non si va per tentativi, ma a volte sembra di aver trovato la quadra, poi una volta sulla neve lo sciatore scopre altri problemi. E allora ritorna e si cerca la soluzione per ovviare all’inconveniente. Ad esempio: se sorge la necessità di fresare la plastica dello scafo parliamo di pochi millimetri. E anche uno soltanto può fare la differenza. Capire come il piede deve entrare nello scarpone e come si assetta al suo interno. Il «bootfitter» deve saper «leggere» il piede, individuare le eventuali problematiche: pronazione, supinazione, piede piatto, valgismo, calli ossei… Bisogna far entrare il piede nell’asse più vicino allo scarpone. Se hai una supinazione molto accentuata e non correggi l’appoggio plantare, una volta che il piede entra nello scarpone ogni correlazione è sbagliata. Comincia a farti male da tutte le parti, lo scafoide, i malleoli, la tibia e non senti nemmeno l’appoggio. Se non si conosce a fondo l’anatomia del piede, il mio consiglio è di lasciare perdere! C’è tanto da studiare, bisogna confrontarsi con gli ortopedici, i podologi, leggere libri specifici”.
Gianni Romè. Dopo così tanto tempo. Sorge naturale domandarsi per quale motivo abbia deciso di… appendere gli scarponi da sci al chiodo.
“Il motivo – svela lo storico commerciante - è molto semplice. Attività come queste le devi vendere quando te lo chiedono: se non trovi un appassionato, un entusiasta, che sia del mestiere e che ti abbia seguito per un po’ di anni, puoi fare soltanto una cosa: chiudere! Conosco soltanto un paio di colleghi che sono riusciti a vendere il negozio, gli altri hanno chiuso tutti! 
A dire il vero è stato proprio Nicola a chiedermelo. Insomma, io non ci stavo ancora pensando, ma non sono più un ragazzino e quando mi ha fatto la proposta non ci ho pensato nemmeno un secondo. 
Ha prevalso l’istinto, poi è arrivata la consapevolezza. Gli ho detto: facciamo così, vediamo se e quanto sai crescere in questo settore. 
Quando sono certo che sai correre con le tue gambe il negozio diventa tuo. Questo giorno è arrivato! C’è anche una particolare congiunzione. Io ho rilevato il negozio a 32 anni, Nicola ne ha 33, ma il progetto è nato l’anno scorso”.
In ogni caso Gianni Romè promette di non sparire, di non «togliersi di mezzo», anzi…
“Dal passaggio di consegne in poi, farò esattamente quello che faccio dal 1976. Sarò sempre in negozio per almeno i prossimi trent’anni. Poi penserò al da farsi...”

Riccardo Carena