Login / Abbonati

In tempi non sospetti la libreria Le mille e una pagina invitava per una presentazione a Mortara Federica Manzon (nella foto) per presentare la sua ultima fatica letteraria Alma pubblicata per Feltrinelli Editore. 
Già di per sé appuntamento di spessore, lo sarà ancora di più quello fissato per sabato 19 ottobre alle 17 e 30 nei locali della libreria di corso Garibaldi: la Manzon si può fregiare della freschissima vittoria del Premio Campiello con 101 voti su 287 dalla Giuria dei lettori anonimi. 
Alma è un romanzo che ci accompagna in un viaggio profondo nell’anima della protagonista e della città di Trieste. La storia intreccia il passato e il presente, sollevando domande universali sull’identità, la memoria e il senso di appartenenza. Il ritorno di Alma a Trieste, la città dalla quale era fuggita per sfuggire al peso della sua famiglia e del suo passato, segna l’inizio di un viaggio di riscoperta e confronto. Alma torna nella sua città natale per risolvere le questioni legate all’eredità del padre, un uomo enigmatico e affascinante che viveva oltre il confine, all’ombra di Tito. 
Quella che doveva essere una breve permanenza si trasforma in una riflessione profonda su tutto ciò che Alma ha lasciato dietro di sé. 
Federica Manzon, nata a Pordenone nel 1981, ha pubblicato i romanzi “Come si dice addio”, del 2008, e “Di fama e di sventura”, del 2011, quest’ultimo vincitore del Premio Rapallo Carige e finalista al Premio Campiello. Con Alma, Manzon continua a esplorare temi complessi come l’identità e la memoria, utilizzando Trieste come punto di vista da cui guardare i nostri difficili tentativi di capire chi siamo e dov’è la nostra casa. Nel romanzo la memoria gioca un ruolo cruciale. 
L’autrice non si limita a riportare i fatti del passato, ma li rende vivi attraverso gli occhi della protagonista, che rivede i luoghi della sua infanzia con uno sguardo carico di emozioni contrastanti. Ogni angolo della città, ogni incontro con persone del suo passato, riaffiorano come pezzi di un puzzle che Alma cerca faticosamente di ricomporre. La scrittura di Federica Manzon si distingue per il suo linguaggio fluido e diretto, capace di evocare immagini vivide e coinvolgere il lettore in un viaggio non solo geografico, ma anche emotivo. Trieste, con la sua atmosfera di confine, diventa il simbolo stesso delle barriere interiori che la protagonista deve affrontare. 
L’identità non è mai definita chiaramente, ma fluttua tra ricordi frammentati e una costante ricerca di sé. Un romanzo che esplora profondamente i temi dell’identità e della memoria, ambientato in una Trieste che diventa metafora delle barriere interiori della protagonista. La vittoria del Premio Campiello conferma il valore di quest’opera e l’abilità dell’autrice nel raccontare storie complesse e coinvolgenti.

Vittorio Orsina