Una storia definita “vergognosa”: con queste parole l’associazione “la Mortara che vorrei” dice la sua sul “caso” della scuola per adulti. Non una presa di posizione politica, dicono, ma una questione di civiltà. Nel mirino finisce, oltre all’amministrazione, persino l’istituto comprensivo. La sua colpa? Aver rifiutato di ospitare le lezioni del Cpia. Intanto dal 10 gennaio le lezioni potranno finalmente iniziare in presenza presso i locali di palazzo del Moro, ma la polemica non si placa. Il bersaglio principale dell’Associazione resta l’amministrazione comunale. “La mancanza di collaborazione da parte dell’amministrazione– attacca Anna Crotti, esponente della Mortara che vorrei - ha reso ogni anno difficile la collocazione dei corsi del centro provinciale istruzione per adulti. Quest’anno i corsi non sono ancora partiti per la mancanza di una sede. Crediamo che si tratti di interruzione di pubblico servizio, in quanto si sta parlando di una scuola assimilata a quella dell’obbligo e quindi di una fondamentale prestazione pubblica al servizio di chi vuole migliorare le proprie competenze linguistico-culturali e ottenere un certificato utile ad inserirsi nel mondo del lavoro. Si tratta anche di dare la possibilità ad adulti che per qualche motivo hanno interrotto gli studi, di completarli, acquisendo una consapevolezza civile e sociale utile a loro e a tutta la collettività. Molti studenti che hanno frequentato questa scuola negli anni passati hanno potuto migliorare le loro condizioni di vita e acquisire strumenti necessari ad inserirsi in modo proficuo per tutti nella nostra comunità. Dunque un servizio irrinunciabile. Da gennaio le lezioni inizieranno in presenza. Ci fa piacere, ma rivendichiamo il diritto di dire che questa storia è vergognosa. Siamo quasi certi che il prossimo anno si riproporrà lo stesso problema. Così non va bene!”. Attualmente i corsi contano a Mortara circa 130 iscritti. “Il fatto che la scuola media quest’anno abbia rifiutato di accogliere il Cpia, - prosegue Anna Crotti - che non ha mai creato alcun problema in passato, non fa che dimostrare quanto bisogno ci sia di battaglie per la cultura e la promozione sociale. Se questo fatto sembra trascurabile alle autorità che non hanno risolto il problema in tempi utili, a noi cittadini sembra di una gravità eccezionale. La Costituzione garantisce a tutti il diritto allo studio e le autorità locali hanno il dovere, sancito dalla legge, di assicurare l’effettivo rispetto di questo diritto. Il fatto che oggi gli iscritti siano in prevalenza persone di nazionalità ed etnie diverse rende ancora più importante, se possibile, la presenza di questa scuola in città: per essere cittadini consapevoli e rispettosi delle leggi è necessario imparare, conoscere, crescere, includere”.Luca Degran