La “pace fiscale” di Salvini non piace, il Comune non rottama le cartelle
La nuova possibilità per chiudere i conti sulle vecchie cartelle non pagate con lo sconto di sanzioni e interessi non piace alla maggioranza, che dice “no” alla rottamazione. L’opportunità data ai Comuni di cancellare le cosiddette “mini cartelle” è stata data dal Governo attraverso una legge del giugno 2022. Spetta però ai singoli enti locali la scelta di aderire a questa sorta di tregua fiscale che copre un lasso di tempo di 15 anni, a partire dal 2000. Una specie di condono che sarebbe costato alle casse del municipio la somma di circa 800mila euro.
“Ci sono delle posizioni che possono ancora essere incassate – spiega l’assessore al Bilancio Renato Ferraris (nella foto) – e rinunciarvi sarebbe stato. Oltre che un danno per il municipio, sarebbe anche una beffa nei confronti di tutti quei cittadini che hanno sempre regolarmente pagato sia sanzioni che interessi delle precedenti oblazioni”. Motivazioni che hanno convinto la maggioranza dei consiglieri comunali chiamati al voto nella seduta di lunedì scorso, 30 gennaio. Così è arrivato il diniego allo e allo stralcio delle cartelle fino a mille euro, relative agli anni che vanno dal 2000 al 2015. Con questa mossa l’amministrazione comunale non intende rinunciare alle somme iscritte in bilancio anche se si tratta di vecchi crediti di difficile esigibilità. Tutti d’accordo tranne Giuseppe Abbà che, per protesta, non ha partecipato al voto.
“Su questa questione - afferma Giuseppe Abbà - è il Governo che sta facendo un grosso pasticcio. Credo che non si possa strizzare l’occhio in una certa direzione, parlando di condoni e di rottamazione delle cartelle esattoriali, per poi far ricadere gli oneri di queste scelte sui piccoli Comuni. Gli enti locali sono stati, da anni a questa parte, privati di importanti risorse. Ciò costringe le amministrazioni a basare i bilanci principalmente sulle multe. Oltre a questo danno c’è anche la beffa della continua ed inesorabile riduzione dei servizi al cittadino. Per testimoniare la mia protesta contro questa logica non voglio partecipare a questo voto”.
Luca Degrandi