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Ex dipendenti senza stipendio, carenze strutturali, ragazzi psichiatrici nei centri, turni da venti ore e pagamenti anticipati direttamente dalla prefettura ai lavoratori: Fabio Garavaglia (nella foto) risponde, questa volta punto per punto, a tutte le accuse che gli vengono rivolte dagli ex dipendenti. Pur ammettendo alcuni errori e alcuni sbagli, il presidente della cooperativa Faber e della cooperativa Lycos si descrive come un imprenditore vittima di una lunga serie di sfortune che avrebbero portato, nel corso del tempo, alla tragica situazione attuale.
“Gli ex dipendenti – commenta Garavaglia – prendono alcuni episodi e li fanno passare per la normalità. Non è assolutamente così. I turni sono di sette ore e mezza, e nessuno ha mai fatto turni lunghissimi a meno che non succedesse qualcosa tipo malattia o urgenze, che di certo non sono la prassi. Piuttosto, c’erano tante persone che con le finte malattie se ne stavano a casa. Di ragazzi psichiatrici ne è arrivato soltanto uno mandato per sbaglio da un Comune, ed è rimasto due ore in struttura. Il ragazzo egiziano di cui si è parlato è stato portato in ambulanza, e nessuno sapeva delle sue condizioni tranne il pronto soccorso. È stata chiamata subito l’ambulanza da Vigevano ed è stato ricoverato là. Il fatto che l’educatrice si sia spaventata e abbia fatto reagire male il ragazzo sedato, questo non viene detto. Quale sarebbe la colpa della coop esattamente? Per noi era un ragazzo normale, e nessuno sapeva della crisi psicotica. Noi abbiamo avuto minimo 60 minori l’anno dal 2011 ad oggi e quello è un caso unico. Di tutti quelli a cui abbiamo trovato casa e lavoro nessun ex dipendente fa mai menzione”.
Sui pocket money che non venivano dati ai ragazzi ospiti delle strutture, il presidente di Faber conferma la versione dei lavoratori, ma subito corre ai ripari e si giustifica.
“Non li davamo – spiega Garavaglia – perché non potevamo più fatturarli. Se salti un mese, poi non puoi fatturarli. Per questo sono stati dati in altro modo ma gli ex dipendenti, poco informati, non lo sanno o non vogliono saperlo. Sono stati dati in parte da noi con bonifici e in parte dalla prefettura attraverso altri enti”.
Le strutture, inoltre, secondo Garavaglia non sono poi messe così male.
“Vengono Ats e prefettura ogni anno – afferma il presidente della Faber – e abbiamo sempre superato la verifica. A volte sono capitati degli episodi, tipo un tubo ruggine che faceva diventare l’acqua ferrosa, ma una volta cambiato si è risolto. Capita che i ragazzi rompano le prese con calci, ma poi le sistemiamo. Certo che se gli ex dipendenti fanno la foto nel momento in cui la cosa è rotta e poi non dicono che è stata sistemata è facile puntare il dito”. Garavaglia nega anche il fatto che gli ex dipendenti si siano dovuti recare a proprie spese a comprare forniture alimentari e medicinali per i richiedenti asilo nei centri di accoglienza straordinari.
“Nessuno – commenta il presidente di Faber – è andato a comprare da mangiare, a meno che, ad esempio, non fosse finito lo zucchero o qualche altro bene primario. Se avevamo già speso tutta la cassa che veniva data per quello in altro, tutto il resto era rimborsato. Parliamo, in ogni caso, di uno o due euro ogni tanto”. Per quanto riguarda le assunzioni di educatori senza che questi avessero la qualifica professionale idonea, Garavaglia conferma la versione dei lavoratori, ma anche qui mette le mani avanti e afferma che la legge regionale sulle comunità prevede che un dipendente possa lavorare con titolo diverso da educatore, purché abbia maturato esperienza. Garavaglia sottolinea, inoltre, che la cooperativa Faber ha in essere un contenzioso con la prefettura, che bloccherebbe alcuni fondi. I pignoramenti sarebbero una conseguenza del blocco.
“A tutto c’è un motivo e una spiegazione – spiega il presidente della Faber – quello che esce è che io personalmente sono un cattivo pagatore, la verità è che la prefettura ha una causa con una banca e sta trattenendo i nostri soldi a scopo cautelativo. Le vertenze sono quasi tutte chiuse, e se gli ex dipendenti hanno preso i soldi dai nostri debitori significa che quei soldi erano nelle loro casse e non nelle nostre, altrimenti avremmo pagato. Io qui rischio di perdere, e di perdere i soldi dei dipendenti. Io non sono qui a giocare, sono in ballo 400 mila euro. Nessuno che ha lavorato per la prefettura nel 2022 e nel 2023 ha mai perso uno stipendio”.
La difficile situazione economica in cui versava la cooperativa, secondo Garavaglia, veniva spiegata nel dettaglio ai lavoratori passo per passo.
“Ho dovuto pagare quello che potevo con risorse delle comunità – conclude – e così non si poteva andare avanti. Quando c’era il Covid e non potevamo licenziare, il danno era ormai fatto. Ho commesso un grande errore – ammette – nonostante le condizioni economiche avverse ho cercato di preservare tutti i posti di lavoro, ma evidentemente non c’erano le condizioni. Con il senno di poi è facile. Avrei dovuto licenziare e chiudere tutto quando Salvini ha portato da 35 a 23 euro i fondi destinati all’accoglienza di ciascun richiedente asilo. Lo sbaglio è stato lì. Dopo l’introduzione dei Decreti Sicurezza era arrivata una Pec dalla prefettura che diceva che dal giorno dopo la retta non sarebbe stata più di 35 euro al giorno ma di 23. Questo significa che non potevamo più pagare tutte le persone assunte con la retta a 35 e non abbiamo avuto il tempo di procedere ai licenziamenti. Inoltre, è stato cambiato il codice identificativo di gara del bando, e questo ci ha impedito di avere la cessione delle fatture e gli anticipi sulle fatture emesse, provocando un ammanco di 450 mila euro, se non ricordo male, da maggio ad agosto. È da lì che siamo rimasti indietro. Gli stipendi del 2022 e 2023 sono stati pagati tutti dalla prefettura, 2021 forse qualcosa no. Nel 2022 c’è stato il blocco dei fondi per via della causa fra banca e prefettura. In più, quando arriva un pignoramento su varie banche, mettiamo di 10 mila euro, a noi tolgono 15 mila su tutte le banche, quindi 60 mila in tutto. Per 10 mila bloccano 60 mila, più i fondi della prefettura 75mila. Evidentemente qualcosa non va. Tireremo avanti fino a che chiudiamo i debiti poi basta”.

Massimiliano Farrell