La statua di San Francesco torna allo splendore originario: sabato l’inaugurazione
Torna a splendere la presenza francescana in città. Dopo anni di totale abbandono, la statua di San Francesco installata in piazza Motta si appresta ad iniziare la sua seconda vita. Sabato prossimo, 7 ottobre, alle 10 in piazza Motta si terrà la cerimonia con cui la statua francescana verrà “restituita” alla sua Mortara. E, oltre a padre Nunzio De Agostino, saranno presenti anche i frati del Monte Mesma.
Negli ultimi anni, davanti alla chiesa dei frati, l’incuria era fin troppo evidente: sporcizia, erbacce, degrado. Poi nel giugno scorso il giardino è stato ripulito e la statua del santo è stata “abbracciata” da un’impalcatura.
Le sue braccia distese verso l’alto non rappresenteranno più la resa incondizionata alle erbacce rampicanti e ad una vegetazione fin troppo rigogliosa, ma torneranno ad essere accoglienti nei confronti dei mortaresi che passano da quella strada. La statua del santo d’Assisi non può che richiamare alla memoria la lunga storia della presenza francescana in città. Una storia che, inevitabilmente, si mischia alla leggenda. E qui, tra mito e fatti reali, la narrazione vuole che lo stesso santo, diretto in Francia, sia passato da Mortara, tappa importante lungo la Via Francigena. Nel XIII secolo si scopre che anche Sant’Antonio da Padova passò per la città: nel 1223, recandosi a Vercelli per tenere un quaresimale e tra il 1227 e il 1230, in qualità di provinciale dell’Emilia. Nel 1418 si stabilì a Mortara una comunità francescana appartenente alla corrente riformatrice di San Bernardino da Siena; i figli di San Francesco si stabilirono presso la chiesa suburbicaria di San Michele e nel 1431 ricevettero la visita dello stesso San Bernardino. Verso la metà del secolo la chiesa e il convento vennero cancellati da un grande incendio, così si costruì un nuovo e più grande convento dedicato al Santo riformatore senese. La presenza costante dei francescani in città terminò nel 1810, quando chiesa e convento vennero soppressi e venduti a privati, mentre i frati furono dispersi. Il ritorno dei frati in città avviene nel 1919, quando un gruppo di francescani si stabilì in una casa nei pressi dell’antica chiesa di Santa Maria di Castello, che sorgeva nella zona oggi occupata dal santuario si Sant’Antonio. L’operosità francescana diede i primi frutti nel 1925: l’antica chiesa medievale si rese insufficiente ad ospitare le funzioni religiose, così i francescani, in accordo con il vescovo, decisero di abbatterla e di edificare una nuova e più grande chiesa. Il santuario venne consacrato nell’ottobre di due anni dopo, in seguito a grandi lavori animati dall’opera di padre Bonaventura Bernini. Gli sforzi dei padri compiuti per affermare la devozione al patrono d’Italia portarono, nel 1969, all’intitolazione di quella che era la contrada del Bertolone a San Francesco. L’anno seguente è stato quello della creazione della quarta parrocchia cittadina, dedicata ai santi Giuseppe e Antonio, e della costruzione della chiesa di San Giuseppe.
Protagonista di quella stagione fu padre Nunzio De Agostino, oggi tra i promotori del restauro della statua di San Francesco. Dopo la costruzione della chiesa di San Giuseppe nel quartiere Marzotto e l’intitolazione della ex contrada del Bertolone al santo di Assisi, venne l’ora della mobilitazione collettiva per la realizzazione della statua.
E in quell’ottobre 1972 le celebrazioni furono imponenti. Su iniziativa del consiglio pastorale della parrocchia di Sant’Antonio venne affidato allo scultore vercellese Giovanni Vogliazzi l’incarico di realizzare la nuova statua in vetroresina che poggiava sul basamento disegnato da Giuseppe Abbà.
La comunità di Borgolavezzaro, poi, donò l’olio per alimentare la fiamma della lampada davanti all’altare di San Francesco e Santa Caterina da Siena. Dal 1 al 3 ottobre si svolse il triduo in preparazione alla festa. Nella serata del 4 ottobre venne scoperta la statua che fu poi benedetta da padre Anselmo Doglio, ministro provinciale dei frati minori. Alla benedizione seguì poi l’appassionato discorso del sindaco Ercole Delconte.