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Mortara dice no al Deposito nazionale di rifiuti radioattivi. É stato il sindaco a scegliere, a dire “no” ai soldi, un sacco di soldi, per tutelare il territorio e la salute dei cittadini. Eppure, a soli 43 chilometri di distanza da Mortara, c’è chi ha fatto una scelta diversa. Infatti Trino Vercellese si è fatto avanti per accogliere l’impianto di stoccaggio di materiale a bassa e media radioattività. Una possibilità che per alcuni giorni è stata seriamente presa in considerazione anche dagli inquilini del municipio di piazza Martiri della Libertà. Tanto che alcuni esponenti della maggioranza erano pronti a sostenere l’autocandidatura di Mortara. Fino alla decisione di Ettore Gerosa. 
“Ho voluto – spiega il primo cittadino – che tutti i componenti della maggioranza fossero resi edotti sul progetto del Deposito nazionale dei rifiuti nucleari. 
Tuttavia mi prendo la responsabilità di assumere una posizione definitiva e ho deciso di non aderire alla presentazione dell’autocandidatura della nostra città. È stata una decisione meditata e sofferta di cui mi prendo totalmente la responsabilità. Meditata perché ho raccolto pareri di esperti in materia. I rischi ci sono e non voglio che Mortara sia ricordata non più come la città del Salame d’oca, ma come sede del deposito di materiale radioattivo. Il nostro riso deve continuare ad essere un’eccellenza e non avere la nomea di riso radioattivo. 
I nostri agriturismi devono continuare a servire prodotti della nostra terra, senza remore alcune. Potrei andare avanti, ma il concetto è che non sono disposto a vendere il nostro territorio in nome di un profitto economico che non deve mai prevalere”. 
Il 13 dicembre 2023 il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica aveva pubblicato sul proprio sito istituzionale l’elenco delle aree presenti nella proposta di Carta nazionale della aree idonee (Cnai), che individua le zone dove realizzare in Italia il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi al fine di permettere lo stoccaggio in via definitiva dei rifiuti radioattivi di bassa e media attività. La Carta è stata elaborata dalla Sogin e approvata dall’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione. Subito dopo il Ministero ha concesso trenta giorni di tempo per permettere ai territori non presenti nella proposta di avanzare la propria candidatura. Ed è in questa finestra di tempo che Mortara ha fatto la sua scelta… come pure Trino, a 43 chilometri di distanza dalla città dell’oca, che si è autoproposta. 
Le domande dovevano essere presentate il 13 gennaio. L’unica arrivata in tempo è stata quella del Comune che già si trova all’interno della rete dei siti nucleari a causa della presenza, sul suo territorio, dell’ex centrale nucleare in funzione dal 1964 al 1987. 
“Prima di prendere la decisione definitiva – prosegue il primo cittadino – l’ufficio urbanistica ha realizzato una simulazione in modo da dare un’idea dell’area che avrebbe potuto occupare e dove sarebbe potuta sorgere questa imponente struttura. L’immagine che ne è uscita era impressionante. L’unico suolo ipoteticamente disponibile sarebbe stato quello tra Mortara e Cergnago. Bisogna immaginare un’immensa area, più ampia di quella occupata dalla ex Marzotto, trasformata in discarica”. 
Certo il Comune sarebbe stato, per così dire, ricoperto di soldi. Diversi milioni di euro. 
“La decisione di non presentare la candidatura di Mortara per il Deposito nazionale è stata presa dal sindaco – aggiunge invece l’assessore all’Urbanistica Cristina Maldifassi – tuttavia pensa che la scelta sia stata molto ponderata. Dal punto di vista urbanistico un’installazione di quelle dimensioni sarebbe stata notevolmente impattante e avrebbe stravolto completamente il Piano di governo del territorio che approveremo nell’arco di quest’anno. Ricordo che si tratta di un Pgt fortemente incentrato sul rispetto dell’ambiente, sulla riduzione del consumo del suolo, sul recupero delle aree dismesse, sulla valorizzazione del paesaggio, sull’ampliamento della rete ciclopedonale e sul potenziamento dell’attrattività della Via Francigena. Tutto questo non potrebbe coesistere con un enorme deposito di rifiuti radioattivi”. 
Oltre all’autocandidatura di Trino il Ministero ha individuato 51 siti ritenuti idonei da Sogin, la società pubblica incaricata dello smantellamento nucleare. Cinque di questi si trovano in Piemonte, in provincia di Alessandria. 
Si tratta dei Comuni di Novi Ligure, Oviglio, Quargnento, Sezzadio, Fubine Monferrato.