GAMBOLO' - Si era detto che da questo virus saremmo usciti tutti migliorati. Si era promesso di riconoscere e di premiare i sacrifici compiuti dal personale sanitario ma a quanto pare questi bei propositi si sono del tutto dileguati. Lo può confermare Gianmarco Pistocchi (nella foto) che insieme ai propri colleghi del Beato Matteo di Vigevano ha dedicato anima e corpo alla cura dei contagiati. Ma, esasperato dalle tante promesse che si sono concluse in un nulla di fatto, ha preso la decisione di voltare pagina e chiudere uno dei capitoli più importanti della propria vita. “Ho rassegnato le dimissioni dal mio reparto – rivela Pistocchi – in modo da aprire una partita IVA e diventare un libero professionista. Proseguirò la mia carriera da infermiere recandomi personalmente nelle abitazioni di coloro che avranno bisogno del mio aiuto. Non è stata certo una decisione che ho preso a cuor leggero ma ho dovuto pensare in primis al mio futuro. La classe dirigente ci aveva assicurato che le nostre fatiche sarebbero state riconosciute. Invece continuiamo a ricevere un compenso non certo proporzionato alle nostre mansioni e i nostri contratti non vengono rinnovati. Siamo una delle categorie più sottopagate a livello europeo e questo onestamente parlando è inammissibile. È stato organizzato nei giorni scorsi un flashmob a Milano per dare ulteriormente eco al nostro disappunto. Purtroppo l’evento è passato pressoché inosservato. I mezzi di comunicazione non ne hanno parlato, forse a nessuno interessa che ci vengano riconosciute più tutele a livello lavorativo. Mi sento tuttavia in dovere di lodare il comportamento tenuto dai miei colleghi che hanno preso parte alla manifestazione. A differenza di qualcuno che è sceso in piazza facendosi vanto di non indossare la mascherina, hanno rispettato tutte le regole di precauzione. Se vogliamo scongiurare il rischio di una seconda ondata, dobbiamo essere noi i primi ad indirizzare i cittadini a mantenere una certa tipologia di condotta”. Ha dunque più di un motivo Pistocchi per essere deluso ma nonostante questo non vuole venir meno da quella dose di ottimismo che lo ha sempre contraddistinto. Sia nei reparti ospedalieri, sia quando la domenica pomeriggio indossa la casacca granata del Gambolò. “Ringrazio i miei compagni di squadra e il mio allenatore per avermi sempre sostenuto in questo arco di tempo. È di fondamentale importanza nella mia professione poter contare sull’appoggio dei parenti e degli amici. Grazie a loro sono riuscito a rimanere concentrato e determinato anche quando l’emergenza Covid-19 era sul punto di esplodere completamente. Questa situazione nel bene e nel male ha cambiato il nostro modus vivendi. Se guardo il bicchiere mezzo pieno, ora ho più tempo a disposizione per allenarmi e mantenermi in forma. È presto per parlare del mio futuro calcistico ma con questa squadra mi trovo bene e sono fiero di essere il capitano di un gruppo così unito e affiatato”. Indossare gli scarpini e calpestare nuovamente l’erba verde. Uno dei tanti aspetti normali e quotidiani che assumerà un sapore di meraviglia e rarità, specie per uno dei giocatori più in vista del territorio lomellino e non solo.Edoardo Vare