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ROBBIO - Il 13 agosto del 2004 la ventottesima edizione delle Olimpiadi moderne ebbe inizio. Furono disputate in Grecia, la culla dei Giochi olimpici, dove da sempre vincere è sinonimo di tenacia e coraggio. 
Piero Ritegni, appassionato di Robbio di tiro con l’arco, come molti italiani era seduto davanti alla Tv a guardare quell’edizione. Non avrebbe però mai pensato che, vent’anni dopo, avrebbe portato un’atleta, vista in quei giorni dal divano, ad una Paralimpiade.
Infatti, quella di Atene 2004 fu anche la prima delle molte Paralimpiadi dell’arciera di Gambolò Daila Dameno che, ancora oggi, ha voglia di far vedere al mondo le sue incredibili abilità senza limitarsi ad un solo sport.
Infatti, dopo due settimane, il braciere olimpico torna ad illuminare ancora le notti della capitale francese. Concluse infatti le meravigliose quanto discusse Olimpiadi di Parigi 2024, gli atleti italiani tornano oggi, mercoledì 28 agosto, a dare tutto loro stessi per ottenere nelle loro discipline il traguardo dei traguardi, l’oro olimpico alle Paralimpiadi. Tra i tanti professionisti che rappresenteranno il tricolore a questa edizione, ce n’è anche una che rappresenterà la Lomellina.
Daila Dameno, cresciuta a Robecco sul Naviglio e trasferitasi poi a Gambolò, vanta argento e bronzo a Torino 2006 rispettivamente nello slalom speciale e gigante. Parteciperà a 56 anni alla sua quarta Olimpiade in un’altra disciplina ancora, tiro con l’arco. Scoprì questa quando Elio Imbres, presidente della «Polisportiva Disabili Valcamonica» di cui lei fa parte, iniziò un importante sodalizio sportivo con la Asd «Arcieri dell’Olmo» di Robbio e Mortara.
“Ha conosciuto questo sport appena tre anni fa e se n’è subito innamorata - racconta Piero Ritegni, istruttore robbiese dell’Olmo - . Già dai i primi allenamenti, io ed Elio ci siamo accorti che aveva tutte le capacità per praticare questo sport a livello agonistico”. 
La grande passione che Piero Ritegni è riuscito a trasmettere alla campionessa olimpica nasce appena nel 1990 quando “dopo tanti anni di calcio, avevo deciso di lasciare questo sport. Scoprì poi, per caso, la bellezza del tiro con l’arco nei villaggi turistici e ne rimasi affascinato. Dopo appena due anni - afferma il robbiese - ero riuscito a passare l’esame per allenare atleti in questa disciplina e, con la poca esperienza che comunque avevo, decisi con altri miei compaesani di creare questa società”.
Piero Ritegni, 67 anni, da quando ha smesso di lavorare in una famosa azienda risicola per la pensione, ha cominciato a dedicare tutto se stesso a questo sport, accogliendo sempre tutto e tutti. Infatti, per quanto con gli «Arcieri dell’Olmo» inizialmente era solito allenare atleti normodotati, “non mi creò alcun tipo di problema allenare quelli diversamente abili. Dopotutto l’unica differenza che si può trovare tra le due tipologie è legata all’equilibrio ed agli strumenti utilizzati”. 
Spiega infatti come gli atleti normodotati, avendo quasi sempre gli addominali e l’appoggio sui due piedi, mantengono più facilmente l’equilibrio, mentre per quelli disabili la situazione varia da soggetto a soggetto. L’altra questione ribadisce essere legata allo sforzo che un professionista può compiere nel tendere l’arco. Infatti, se uno normodotato riesce senza problemi a tendere quello olimpico, a quelli disabili viene consigliato l’uso di quello compound, che mediante carrucole riduce di metà lo sforzo. 
“Escluso ciò, chiunque sia l’arciere - osserva Piero Ritegni - deve sempre avere la voglia di allenarsi periodicamente, la capacità di accogliere i consigli dell’allenatore e mantenere sempre alta la concentrazione poiché basta una disattenzione, un calcolo errato per uscire dalla competizione”.
Forse queste caratteristiche consentono la formazione della mente di un qualsiasi professionista, mente che però, senza dubbio, Daila Dameno possiede. “Dopotutto - riconosce l’istruttore - da un anno e mezzo abbiamo cominciato a volerle aumentare gli allenamenti, i consigli sul tiro, a schiacciare sull’acceleratore insomma, tanto inizialmente abbiamo trovato una certa resistenza da parte sua. Poi con il tempo ha capito quali erano le mie intenzioni e quelle di Elio Imbres e, dallo scorso dicembre, grazie alla sua forte determinazione, è riuscita a migliorare sempre di più i suoi punteggi ed a strappare lo scorso marzo a Dubai il biglietto per le Paralimpiadi”. 
E per chi pensa che questa possa essere la sua ultima Olimpiade si sbaglia di grosso. Piero Ritegni infatti confessa: “Daila, appena tornata a casa da Dubai, per quanto non avesse ancora il matematico accesso alle Paralimpiadi, affermò, fregandosene della scaramanzia, che non solo sarebbe andata sicuramente a Parigi 2024, ma anche a Los Angeles 2028”. È indubbiamente questa la mentalità che consente ad un atleta di partecipare ancora ed ancora alle più grandi competizioni agonistiche, nonostante l’età, nonostante i disagi della disabilità, nonostante la complessità di imparare una disciplina e renderla agonistica in una manciata di anni. 
“È proprio la mentalità e la costanza a fare tutto”, conclude il robbiese. Ed anche se Dalia tornasse a casa senza alcuna medaglia, deve sapere che, mentalmente, ha già vinto l’oro più inestimabile.

Matteo Crippa