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GAMBOLÒ - Una medaglia di bronzo, con la forza e precisione di una freccia scoccata dall'arco, squarcia il cielo che divide Parigi da Gambolò.

Ormai due settimane fa, il 2 settembre, Daila Dameno, residente da anni a Gambolò, è riuscita, insieme a Paolo Tonon, nell'impresa di aggiudicarsi contro la Corea del Sud il terzo posto alle Paralimpiadi nel tiro con l'arco W1 misto, regalando all'Italia la prima medaglia paralimpica in questa disciplina e la ventesima del medagliere italiano. Non è la prima medaglia che Dameno vince in una competizione olimpica, un argento ed un bronzo a Torino 2006 nello sci, ma è la prima di una paralimpiade estiva "in cui è molto più difficile partecipare e concorrere per una medaglia. Poi, vincendola a 56 anni, non può non essere per me anche la più bella", spiega l'atleta gambolese.

Per un atleta, immaginare una medaglia olimpica è scontato, quasi obbligatorio, ma quando la si vince, si fa fatica a rendersene conto, sembra rilegato alla sola fantasia. Infatti "sul momento, non ci potevo davvero credere ed anche a distanza di settimane faccio fatica -spiega il bronzo lomellino- ma pian piano, con i messaggi di congratulazioni che mi arrivano e portando la medaglia dappertutto, sto metabolizzando questa vittoria.

È stata questa una medaglia fortemente ricercata e conquistata sia da me quanto da Paolo, per riscattarci dai cattivi risultati nell'individuale. È stata un'impresa per noi sotto più punti di vista, partendo dal fatto che io pratico questo sport da appena due anni, Paolo da tre, e che, prima di gareggiare insieme, avevamo fatto appena due allenamenti, in cui si era però già stabilità una certa intesa. Ma soprattutto è stata un'impresa perché dopo tre quarti di gara in cui eravamo in svantaggio, siamo riusciti a rimontare gli avversari, grazie alla tenacia, al sostegno reciproco ed alla concentrazione che entrambi abbiamo dimostrato". Quest'ultimo elemento è così importante per la Dameno tanto che è ciò che rende per lei questo sport il più inclusivo, il più bello ed anche il più complesso da lei praticato. "Rispetto infatti ad altre discipline -prosegue l'atleta di Gambolò- il tiro con l'arco non ha proprio grandi limiti di età, perché in se il gesto fisico da compiere è semplice, ma tanto fa anche l'attenzione, la quale si acquisisce con difficoltà ed è necessario allenarla continuamente."

Tolta l'emozione di questa grandiosa vittoria, Daila Dameno pensa già al futuro: "avendo imparato questo sport in così poco tempo, ho saltato alcune tappe che con i prossimi allenamenti recupererò in vista del campionato italiano del prossimo gennaio, del mondiale del prossimo settembre e di Los Angeles 2028. È questa comunque una medaglia che voglio dedicare ai miei allenatori Elio Imbres e Piero Ritegni, per tutti i consigli ed il tempo spesi per la mia preparazione, a tutte le associazioni che mi hanno concesso di allenarmi nei loro campi gratuitamente ed a tutti quelli che mi hanno seguito e tifato da casa"

Certamente potremmo pensare che una medaglia porti da sé successo ed attenzione, ma di fronte a ciò subito Dameno smentisce dichiarando che "qualche giornale locale oltre al vostro mi ha contattato per la mia vittoria, ma niente di più. Purtroppo la realtà è questa: quando i fari si spengono sulle Paralimpiadi, noi atleti disabili veniamo dimenticati da qualsiasi media. Questo impedisce, a buona parte di noi, di trovare anche un piccolo sponsor che sostenga le spese enormi che dobbiamo affrontare nelle nostre discipline. Oltretutto una donna come me, non più giovane ma comunque con una forte passione per il proprio sport, non può essere presa in alcuna forza dell'ordine per una questione di età, trovandomi nella situazione di dover autosostenere economicamente con la mia sola pensione di invalidità anche la mia attività professionistica."

Matteo Crippa