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MORTARA – L’invito a spegnere la sigaretta, accesa a bordo del treno in barba alla legge e al vivere civile, è stato accolto prima con strafottenza. “Io faccio quello che voglio”. Poi, siccome la capotreno insisteva nel voler fare rispettare le regole, è arrivata anche l’aggressione. Il malvivente l’ha schiaffeggiata e spintonata, per allontanarla. È successo nella serata di venerdì in un convoglio di Trenord della linea che da Milano Porta Genova va a Mortara. Si tratta dell’ennesimo episodio di violenza sulle reti ferroviarie. Segue di pochi giorni l’accoltellamento di un capotreno in Liguria che aveva portato allo sciopero nazionale. Dopo che il treno è ripartito dalla stazione di Vigevano, e mancavano pochi minuti al capolinea, il giovane, descritto come “probabilmente nordafricano”, ha acceso la sigaretta. Da lì l’immediata richiesta della capotreno, una donna di 48 anni, di smettere. L’attacco violento si è consumato in una manciata di secondi mentre qualcuno aveva già telefonato al 112. I carabinieri aspettavano l’uomo fuori dalla stazione di Mortara, termine della corsa. Ma lui, confondendosi nella massa di pendolari che scendeva, è riuscito a dileguarsi facendo perdere le proprie tracce. Nelle scorse ore non aveva ancora un volto. L’addetta fisicamente era incolume. Non ha ritenuto di farsi portare al pronto soccorso e, ieri, non risultava nemmeno nessuna querela di parte. I militari stanno comunque cercando il colpevole. La reazione all’ennesimo fatto brutale che coinvolge treni o stazioni arriva da MiMoAl, l’associazione dei viaggiatori abituali di questa tratta. Il portavoce è Franco Aggio. “Sia chi viaggia sia chi fa il proprio lavoro – dichiara – è costantemente alla mercé di malintenzionati. Non c’è deterrenza, la sicurezza è una chimera. Presidiare tutti i convogli è irrealistico anche dal punto di vista economico, ma tutti sanno quali fasce orarie e quali linee sono più a rischio. Si cominci da quelle. Ne abbiamo già parlato in Regione”. Sono 44, infatti, i casi finora denunciati soltanto quest’anno di aggressioni fisiche o verbali al personale di Trenord, o di danneggiamento del materiale ferroviario. Il sindacalista Christian Colmegna, segretario regionale della Fit-Cisl Lombardia, sottolinea la situazione di paura e chiarisce come, insieme all’azienda, si stia lavorando sull’introduzione di squadre di supporto al capotreno e sull’uso di bodycam, strumenti che potrebbero avere un effetto dissuasivo. “Chi viene fermato per un’aggressione – ha aggiunto Colmegna – viene spesso rilasciato subito, senza misure restrittive efficaci. Questo porta a situazioni paradossali, dove chi denuncia un’aggressione rischia di trovarsi nuovamente faccia a faccia con il suo aggressore, che potrebbe persino ricordarsi del volto o dell’indirizzo di chi lo ha denunciato. Un capotreno, dopo essere stato aggredito, ha rivisto lo stesso individuo sul treno appena due ore dopo, subendo un’altra aggressione: è stato picchiato sia all’andata sia al ritorno”. “Trenord – è la nota dell’azienda – esprime solidarietà e vicinanza alla collega coinvolta, alla quale verrà fornito ogni supporto necessario”.