Caso Ast: il Pm ha chiesto tre anni e 4 mesi per Andrea Sala, la sentenza giovedì 9 gennaio
VIGEVANO – Il consorzio Ast cittadino (sigla di Agenzia per lo sviluppo territoriale) venne messo in liquidazione dal Comune nel 2016. Passò a Fondazione Roncalli prima di fallire definitivamente tre anni dopo. Gli strascichi giudiziari della vicenda vedono quattro imputati per peculato, tra cui l’ex sindaco di Vigevano Andrea Sala, ora consigliere regionale. Con lui Carlo Cavigliani, ex presidente della Fondazione Roncalli, Massimo Boccalari, ex presidente del consorzio Ast, e Alessandro Mazzoli, ex direttore di Ast e dell’area formazione di Fondazione Roncalli. La bancarotta riguardava il trasferimento del ramo formazione di Ast a titolo gratuito e la donazione di 334.941 euro alla Fondazione: una “distrazione di beni”, secondo l’accusa, perché il ramo formazione era ancora in grado di generare utili. Nonostante ciò, è stato liquidato a favore della Roncalli. Giovedì il pubblico ministero Roberto Valli, nella requisitoria davanti al Tribunale collegiale presieduto dal giudice Vincenzo Giordano ha ritenuto che l’ex sindaco potesse essere l’artefice dell’intera manovra, in quanto il suo ruolo dell’epoca (primo cittadino, appunto) prevedeva la nomina del presidente di Ast e della maggioranza del consiglio di amministrazione della Roncalli. Non avrebbe agito per lucro personale ma per ottenere consenso, con una condotta che ha portato al fallimento del consorzio. Per Sala sono stati chiesti tre anni e quattro mesi, per Cavigliani e Mazzoli tre anni e per Boccalari due anni e nove mesi in virtù delle attenuanti e della collaborazione. Quest’ultimo doveva rispondere anche dell’accusa di malversazione a danno dello Stato: ha ottenuto dal Comune di Vigevano 224.868 euro, tra il 2015 e il 2016, a favore del progetto “ShoeStyleLab”, ma non avrebbe destinato a questa attività 53.874 euro. Un reato nel frattempo prescritto. Sala è difeso dall’avvocato Pietro Giorgis, Boccalari da Alberto Magro, Cavigliani da Alessandra Stefano, Mazzoli da Luca Vandone e Gian Luigi Tizzoni. Gli imputati, tramite i loro difensori, hanno sottolineato di aver agito per mantenere le attività formative e comunque di non aver avuto guadagni economici dalla vicenda. La sentenza è attesa per il 9 gennaio prossimo.