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PARIGI - «Andare a Parigi e poter finalmente vedere davvero Parigi». La citazione dal film «Il Diavolo veste Prada», pronunciata dall’attore Stanley Tucci che, «sollevato» dall’estenuante incarico di caporedattore della prestigiosissima (e immaginaria) rivista di moda (ma il riferimento a «Vogue» è più che evidente) diretta dalla diabolica Meryl Streep.
Parafrasando la battuta si può tranquillamente affermare che anche la spedizione olimpica nella capitale francese abbia assunto più o meno questi contorni. 
Tra Senna inquinata e villaggio olimpico blindato per ragioni di sicurezza, il quotidiano di atleti e staff tecnico al seguito è sostanzialmente un’avventura in un’autentica «bolla» di isolamento. 
Eccezion fatta per le canoniche interviste di rito, molto ben orchestrate da una regia oscura (ma nemmeno troppo), che ne ha minuziosamente vivisezionato il minutaggio, chiaramente prezzolando ogni singolo secondo. Fortunatamente, però, galanteria ed educazione appartengono ancora a questo mondo, anche se assumono i contorni di merce sempre più rara. Che, di conseguenza, acquista valore. 
E’ il caso di Paolo Pedrotti, uno di quei nomi che non hanno bisogno di presentazioni nel campo della ginnastica artistica, tanto nella femminile quanto in quella maschile. 
A Parigi era presente e con lui anche Mortara. Già, perché Paolo Pedrotti da oltre un decennio dirige lo staff tecnico de «La Costanza Andrea Massucchi», la società di Mortara più antcia, fondata nel 1884 e che ha visto l’esplosione del suo campione più celebrato e titolato, Andrea Massucchi, tanto da accostarlo al nome sociale dopo la sua prematura scomparsa, che ha privato non soltanto una famiglia e una città di un ragazzo d’oro (a onor del vero fu «soltanto» argento alvolteggio ai Campionati del mondo di San Juan de Puerto Rico nel 1996) ma anche l’intero movimento azzurro in pedana. Il «personal coach» Paolo Pedrotti a Parigi ha seguito da vicino le imprese di Nicola Bartolini, ginnasta sardo che insieme agli altri quattro della spedizione tricolore ha confermato il sesto posto in finale dopo quello ottenuto alle qualificazioni.
Yumin Abbadini, Lorenzo Minh Casali, Mario Macchiati, Carlo Macchini e lo stesso Nicola Bartolini, dopo aver riportato l’Italia ai Giochi olimpici interrompendo un digiuno che perdurava da Londra «2012» hanno sfiorato il quinto posto ottenuto a Barcellona nel 1992, miglior risultato di sempre degli azzurri.

Riccardo Carena