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MEDE – Tutti i principali centri sembrano volere il forno crematorio, e sempre più persone scelgono di riposare per sempre, dopo il decesso, in un’urna e non più in una bara. La Lomellina non ne ha nemmeno uno: per realizzare l’ultima volontà dei propri defunti si è costretti a recarsi a Pavia o a Milano o addirittura in Piemonte, a Valenza o a Trecate, presso Novara (nella foto). Si cerca di approfittare di un bando di Regione Lombardia lanciato a dicembre. “Nel 2020 si ipotizzava (prima del Covid) – si legge nello studio redatto dagli esperti consultati dal Pirellone, e disponibile leggendo il decreto 13065 di Regione Lombardia – venissero cremati 53.918 morti sui 120.620 totali, pari al 44,7 per cento, più del doppio del 21 per cento del 2008. Per il futuro la percentuale di cremazioni continuerà ad aumentare. Difatti Regione Lombardia ipotizza che nel 2021 verrà cremato tra il 46,5 e il 49,47 per cento dei defunti, nel 2022 tra il 48,56 e il 52,86 per cento, nel 2023 tra il 50,61 e il 56,48 per cento, nel 2024 tra il 52,67 e il 60,43 per cento, nel 2025 tra il 54,73 e il 64,47 per cento e nel 2026 tra il 56,79 e il 68,8 per cento. I forni crematori attivi in regione però non basteranno a soddisfare la richiesta. Da qui il bando: le istanze dovevano essere depositate al protocollo regionale dal 1° novembre al 31 dicembre 2020. Le istruttorie avranno luogo dal 1° gennaio al 15 marzo di quest’anno, acquisendo eventuale documentazione integrativa. L’avviso è rivolto sia ai Comuni che hanno già presentato domanda negli anni precedenti che ai Comuni nel cui territorio non vi sono impianti di cremazione. Lo ha inviato anche Mede. “Abbiamo concordato con Cbl Spa, la municipalizzata lomellina – precisa il primo cittadino medese, Giorgio Guardamagna – la possibilità di partecipare al bando di Regione Lombardia per la realizzazione di un crematorio in ambito cimiteriale a Mede. Il bando naturalmente è aperto a tutti e credo che sia normale vi partecipino anche altri Comuni. Noi abbiamo presentato la nostra candidatura, vedremo poi nella successiva fase se sarà accettata o meno. Comunque ritengo sia un’opportunità per il territorio considerato che in provincia di Pavia abbiamo un solo impianto a Pavia, che peraltro ha avuto problemi vari”. Ci ha provato anche Robbio, con un distinguo. Secondo il sindaco Roberto Francese il suo paese sarebbe l’unico ad avere davvero diritto ad avere il forno crematorio nel proprio cimitero. “Leggendo attentamente i documenti della Regione – precisa – noto che, all’interno dei confini regionali, si può legittimamente sperare di ottenere l’impianto solo se ci si trova a più di 60 chilometri da quello più vicino. C’è a Pavia e c’è a Milano: se tutto venisse preso alla lettera, Mede o Cilavegna non avrebbero i requisiti. Chiaramente non è una battaglia, io spero che lo ottengano tutti. Noi partecipiamo a un bando simile per la terza volta”. Cilavegna non nasconde di volere il crematorio da anni. Quando il sindaco era ancora Giuseppe Colli, ora “numero due” di Giovanna Falzone, aveva lanciato l’ipotesi in un consiglio comunale. “Già nel progetto di ampliamento del nostro cimitero – dice Falzone – avevamo inserito la richiesta per il tempio crematorio. E poi c’è Vigevano: la città maggiore del territorio prevede il suo polo crematorio in una zona di espansione del cimitero comunale. Lo studio di fattibilità è stato avviato a fine dicembre dall’architetto Marco Turati, di Cremona, specializzato in impianti del genere. La richiesta è sostenuta da 13 Comuni del territorio: Gambolò, Garlasco, San Giorgio, Alagna, Lomello, Castello d’Agogna, Borgo San Siro, Parona, Nicorvo, Valle, Sant’Angelo, Gravellona e Ottobiano. Si punta a superare la “regola dei 60 chilometri” proprio con questa sinergia di paesi stanchi di dover andare fino a Pavia, il cui impianto è sovraccarico e obsoleto.Davide Maniac