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ROBBIO - Chiudendo gli occhi, chiunque riuscirebbe a ricordare l’odore quanto il rumore della macchina per cucire. Questo perché tutti ne hanno avuta almeno una in casa che veniva utilizzata dalla nonna, dalla mamma o utilizzata da loro stessi. Si parla e si parlerà però solo di ricordi. Nell’era attuale di una moda industriale, si possono trovare vestiti di tutti i tipi anche a prezzi bassissimi, rottamando un oggetto che ne creava di originali e di più pregiati ma considerato adesso un «ciapapùlvar», un oggetto inutile. Per quanto in disuso, le macchine per cucire rimarranno sempre oggetti trasudanti di storia e tradizione lomellina e, in quanto tali, bisognose di uno spazio in cui essere conosciute e ricordate. Uno spazio che hanno trovato a Robbio, nella «Mostra permanente macchine per cucire», in via Roma. Aperta nel 2016, gestita principalmente dal pensionato Giovanni Baldin, 79 anni, e dalla figlia cinquantatreenne, nonché presidente della Pro loco robbiese, Giuliana, la «Mostra» ha in esposizione più di seicento macchine per cucire, ma che rappresentano poco più di un quarto di quelle da loro possedute. 
“Lo spazio che per adesso abbiamo a disposizione – spiega la presidente - ci è stato dato dal Comune di Robbio, ma auspichiamo di trovarne uno più grande che possa consentire la vista di tutte le macchine al completo. Risalgono dall’Ottocento fino agli anni Duemila, (mentre quelle create in tempi recenti non le teniamo perché sono principalmente costituite di plastica, quindi poco apprezzabili) e sono di più di cinquanta marchi diversi. Durante  il corso del Novecento, infatti, molte aziende importanti come «Ford» o «Stucchi», per reinventarsi e ricoprire più zone di mercato, scoprirono anche il mondo tessile e le macchine per cucire, per non parlare delle aziende belliche che, finite le guerre, dovevano trovare assolutamente un grande spazio commerciale come quello tessile in cui inserirsi, per mantenersi in attività”. 
Il motivo della nascita di questo progetto spiegato da Giuliana Baldin è legato principalmente a due motivazioni. 
“Concretizzare un hobby di mio padre e poter dare uno spazio ad un macchinario fondamentale e storico della Lomellina. Infatti ha lavorato per molti anni in una industria chimica robbiese, ma con una forte passione per la meccanica. Mia madre possedeva invece due negozi, uno a Robbio e l’altro a Mortara, dedicate alla merceria e veniva affiancata da suo marito quando si trattava di riparare macchine per cucito dei clienti. Poteva anche capitare che lui andasse a ripararle direttamente a casa loro, e spesso ne vedeva alcune completamente abbandonate, usate a volte come fermaporta e, per poterle ridare nuova vita, se le portava a casa e le sistemava. Iniziò così pian piano ad accumularne e, con l’apertura della mostra, sempre più privati incominciarono a donarne, portando la collezione ad essere pressoché la più ampia d’Europa nel suo genere. Ha incominciato quest’ultima ad avere un gran prestigio tanto che diversi giornali ne hanno scritto. Abbiamo ricevuto poi anche un’intervista su un programma nazionale e sempre più persone da tutte le regioni, tra cui Sicilia e Sardegna, volevano donarci macchine per cucire andandole a ritirare da loro. Solo che, con gli attuali mezzi in nostro possesso, non riusciamo a spostarci oltre il territorio lombardo, sia nel ritiro di macchine sia per la loro esposizione”. 
La «Mostra» presenta macchine per cucire variopinte, anche intarsiate in madreperla che testimoniano lo scandire del tempo e del gusto artistico nel corso della storia, ma comunque accomunate da una forte tradizione lomellina che impressiona grandi e piccini durante le visite guidate, queste possibili solo su prenotazione, attraverso il sito della Pro loco di Robbio o chiamando il numero 348 5274103.

Matteo Crippa