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MORTARA - «Cantiamo a te, Maria». Venerdì 31 maggio, alle 21, nella basilica di San Lorenzo si terrà la chiusura del mese mariano. Alle 21 è in programma un momento di preghiera in musica a conclusione del mese di maggio: la preghiera del Santo Rosario sarà animata dai cori delle parrocchie cittadine. 

Quella devozione popolare alla Madonna nel mese di maggio è una tradizione antichissima strettamente legata a diversi momenti di preghiera, processioni e pellegrinaggi oltre, ovviamente, alla recita del Santo Rosario. Secondo la Catholic Encyclopedia, «la devozione di maggio nella sua forma attuale ha avuto origine a Roma, dove padre Latomia del Collegio Romano della Compagnia di Gesù, per contrastare l’infedeltà e l’immoralità diffuse tra gli studenti, fece alla fine del XVIII secolo il voto di dedicare il mese di maggio a Maria. Da Roma la pratica si diffuse agli altri collegi gesuiti, e da lì a quasi ogni chiesa cattolica di rito latino». Dedicare un mese intero a Maria non era una cosa nuova, e c’era una tradizione precedente di dedicare un periodo di trenta giorni alla Vergine, chiamata Tricesimum. Le prime pratiche devozionali, legate in qualche modo al mese di maggio risalgono però al XVI secolo. In particolare a Roma san Filippo Neri, insegnava ai suoi giovani a circondare di fiori l’immagine della Madre, a cantare le sue lodi, a offrire atti di mortificazione in suo onore. 

Nel 1945 Pio XII ha avvalorato l’idea di maggio come mese mariano dopo aver stabilito la festa di Maria Regina il 31 maggio. Dopo il Concilio Vaticano II questa festa è stata spostata al 22 agosto, mentre il 31 maggio si celebra la festa della Visitazione di Maria. L’invito a non trascurare la recita del Rosario soprattutto nel mese di maggio viene da lontano. Nell’Enciclica Ingruentium malorum del 1951, Pio XII scriveva: «È soprattutto in seno alla famiglia che Noi desideriamo che la consuetudine del santo Rosario sia ovunque diffusa, religiosamente custodita e sempre più sviluppata. Invano, infatti, si cercherà di portare rimedio alle sorti vacillanti della vita civile, se la società domestica, principio e fondamento dell’umano consorzio, non sarà ricondotta alle norme dell’Evangelo. Per ottenere un compito così arduo, Noi affermiamo che la recita del santo Rosario in famiglia è un mezzo quanto mai efficace».

Don Marco Torti, alla guida delle tre parrocchie cittadine, ha voluto riunire la comunità mortarese sotto le volte della basilica per concludere degnamente il mese mariano con un significativo momento di preghiera.

 

Nella foto: «Madonna con Bambino tra San Rocco e San Sebastiano» (attr. Gerolamo Giovenone). Il quadro venne dipinto probabilmente da Giovanino verso il 1525 e commissionatogli da una confraternita dedicata a San Rocco come voto espiatorio per l'epidemia della peste del 1524. Il quadro, in occasione della mostra a Torino «Gotico e Rinascimento in Piemonte», venne studiato attentamente dal professor Viale che, nel catalogo della mostra stessa, lo attribuisce al Giovanone. Esso ha analogie con il trittico firmato e datato 1527 dell'Accademia di Bergamo e il San Sebastiano fu ripreso quasi letteralmente, assai più tardi, dal Lanino in un affresco a San Magno in Legnano. Il Mallè lo ritiene opera del 1527.