Le sue dichiarazioni sono sempre promotrici di riflessioni e messaggi intelligenti, e anche oggi non vuole essere da meno. Parliamo di Piero Gagliardi (nella foto), storica figura dirigenziale dell’universo calcistico lomellino. Il direttore sportivo del Lomello si è concesso per qualche battuta sul movimento e sulle decisioni prese dalla Lega per promuovere le attività giovanili. Si è parlato tanto dell’agonismo nell’under, e non poteva mancare il commento sugli obblighi imposti a livello di prima squadra. “È una scelta che non condivido assolutamente – esordisce Gagliardi – ci sono ragazzi che se non fosse per questi favoritismi vedrebbero il campo col binocolo anche nelle serie inferiori. Non c’è meritocrazia e neanche la voglia di investire su questi giovani. Se c’è un problema a livello giovanile è giusto che si riparta dalla formazione primaria, dalle fondamenta insomma”. Da qualche anno infatti, la LND ha imposto alle formazioni dilettantistiche l’obbligo di schierare almeno tre ragazzi della Generazione Z, al fine di favorire la promozione e l’inserimento di tanti minorenni nelle categorie superiori. “Il principio decisionale è sbagliato – continua il ds gialloblù – stiamo vivendo un periodo saturo a livello di talenti, ma la responsabilità non deve ricadere su chi investe. Sono giochetti che non servono a nessuno, è come se avessimo introdotto le quote rosa nel calcio”. Provocatorio, sì, ma sempre con un filo logico. Perché se è vero che il problema esiste e bisogna riconoscerlo, è anche vero che la soluzione non può essere una mera e banale semplificazione del gioco. Siamo sicuri che privilegiare un’età anagrafica inferiore sia un atto di tutela e non il contrario? Non rischiamo di discriminare un’altra fetta di questo sport, magari più talentuosa? Sono domande che, come spesso succede, hanno bisogno di una più profonda interpretazione. Ma Gagliardi ha lanciato il sasso, e speriamo che qualcuno si faccia carico delle sue perplessità.Mattia Spita