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BREME – Mai prima in Lomellina un prodotto di eccellenza era stato certificato da Slow Food. Il presidio, che tutela le piccole produzioni antiche, tradizionali, realmente migliori, è arrivato venerdì per la Dolcissima, la cipolla rossa di Breme. L’iter durava da alcuni mesi. L’ortaggio, con una storia secolare, ha avuto il suo decollo negli ultimi 15 anni. Non è forse un caso che questa ascesa coincida con l’elezione al ruolo di sindaco di Franco Berzero (nella foto). Primo cittadino, promoter, deus ex machina, in grado di prendere un borgo di 700 abitanti e farlo popolare di 15 mila persone in un paio di weekend, quelli di giugno. Quelli della sagra. Quest’anno non si farà: bisogna “accontentarsi” dei due ristoranti del paese, il menù è più o meno lo stesso, ma non importa. “Nel 2006 – illustra Berzero – è nata l’associazione produttori. Ora sono 16. L’anno dopo il seme della nostra cipolla è stato custodito nella banca del seme dell’orto botanico dell’università di Pavia. L’anno dopo è toccato al riconoscimento De.Co, la denominazione comunale, e nel 2012 siamo entrati a far parte del progetto “Paniere pavese”, realizzato dalla Provincia in collaborazione con la camera di commercio”. L’escalation continua nel 2014, con l’iscrizione al registro nazionale del Mipaaf, Il Ministero delle politiche agricole, come prima varietà orticola della Lombardia e due anni fa, quando il seme è arrivato alla banca mondiale della Norvegia, protetto dal gelo. Con il riconoscimento di Slow Food, movimento internazionale di valorizzazione del cibo, la cipolla di Breme spiccherà il volo. Anche l’app, da qualche giorno, la nomina, così come un cartello collocato agli ingressi del paese. “Il presidio – comunicano dall’associazione formata nel 1986 a Bra, in Piemonte – è il 18° della Lombardia e il secondo della provincia di Pavia, anche se il primo sulla razza bovina varzese è nato in provincia di Milano ed è trasversale su più regioni. Grazie alla collaborazione col consorzio dei produttori con alla testa il sindaco Franco Berzero e al Comune che ha sostenuto il progetto, siamo riusciti a costituire il Presidio del prodotto forse più rappresentativo dell’antica tradizione orticola del territorio. Costituire il presidio significa proteggere un prodotto a rischio di estinzione con la sua tecnica di coltivazione e il suo paesaggio rurale. E per farlo occorre considerare due aspetti: la sua sostenibilità ambientale (il “pulito”, il rispetto della fertilità della terra e degli ecosistemi idrografici, l’esclusione delle sostanze chimiche di sintesi, il mantenimento delle pratiche tradizionali di coltivazione e gestione del territorio) e la sua sostenibilità sociale. I produttori devono avere un ruolo attivo, devono collaborare, decidere insieme le regole di produzione e le forme di promozione del prodotto, possibilmente riunendosi in organismi collettivi. Il ruolo di Slow Food nel presidio è quello di organizzare attività di formazione per migliorare la qualità dei prodotti e la sostenibilità delle filiere, promuovere e valorizzare i prodotti e i loro territori e favorire la commercializzazione diretta. Comunicare attraverso tutti i mezzi e mettere in rete con altri produttori, con cuochi e rivenditori, con università, con giornalisti e con i consumatori”.Davide Maniac