VALLE – La fase 3-B della bonifica Sif, l’ultima, riguarda il recupero e lo smaltimento delle ceneri dal terreno. Poi rimarrà solo da abbattere la struttura, quella visibile, il vecchio stabilimento di via Stazione attualmente dismesso che produceva furfurolo. Un progetto, dal costo di un milione e 130 mila euro, approvato in giunta l’11 giugno. Denaro che si aggiunge agli oltre 30 milioni di euro spesi per una bonifica infinita che va avanti da più di vent’anni, coi fondi man mano stanziati da Regione Lombardia. L’area si trova nell’anagrafe regionale dei siti da bonificare e ci rimarrà finché tutto non sarà completato. “Come avevo già detto altre volte – è la dichiarazione del sindaco di Valle, Pier Roberto Carabelli – io mi sono candidato per il terzo e ultimo mandato nel ruolo di primo cittadino proprio per vedere terminata questa bonifica infinita. La delibera lancia il bando per assegnare quest’ultimo lotto di rimozione delle ceneri dal terreno. Spero entro la fine del 2020 che i lavori possano iniziare, sempre che la ditta che arriverà seconda non presenti ricorso. Si tratta di cifre importanti. Paga la Regione, ma il mio Comune ha speso tanti soldi in avvocati nel corso degli anni. Ci libereremo da un incubo, vorrei non dover aspettare ancora troppo”. La “storia infinita” della Sif ha accompagnato anche un’altra amministrazione comunale a Valle, quella di Paolo Rossi Ardizzone. Sotto il suo mandato nel 2004 sono stati presentati i primi progetti di bonifica dell’area presso l’ex cascina Macedonia. Lì nove anni prima, nel ’95, la guardia di finanza aveva scoperto 1500 bidoni metallici interrati che contenevano furfurolo, composto organico derivato da distillazione di prodotti agricoli (il riso, in questo caso) trattati con acido solforico diluito. I bidoni hanno contaminato la falda acquifera per un’area di circa 51mila metri quadri. In superficie c’erano anche le ceneri da lavorazione di riso, con residui di furfurolo e fenolo. Il progetto deliberato nei giorni scorsi riguarda proprio le ceneri. La voce più cospicua dell’elenco, 611.850 euro, parla di “smaltimento e recupero” e di “analisi di caratterizzazione in banco e cumulo ed ecotassa”. Altri 104mila euro riguardano l’area dell’oleodotto. Un iter lunghissimo, frammentario, non privo di polemiche. Molti ricordano “il Viet Nam”, il nome con cui era conosciuta la zona ad est del paese dove sorgeva la Società Italiana Furfurolo, la Sif. Il furfurolo veniva poi venduto alle aziende come solvente, usato nei processi di produzione di gomma, nylon e resine. Intanto la polvere nera nelle giornate di vento entrava nelle case del circondario. Da qui il nomignolo sinistro che ricordava aree di guerra, di bombardamenti, di gas tossici. Poi ecco il “regalo finale”, di certo non gradito, dei bidoni sepolti. Il penultimo atto era stato scritto lo scorso anno, quando il tribunale civile di Pavia in una sentenza di primo grado aveva stabilito che la Sif avrebbe dovuto pagare 2 milioni e 504mila euro al Comune di Valle, come spese sostenute nelle prime due fasi di bonifica. Ma la Società Italiana Furfurolo è in liquidazione: l’industria è stata chiusa nel 1993. Difficile pensare che quel denaro arriverà mai