ROBBIO – I soldi vanno in Calabria, Campania, Sicilia, Puglia e Marche. Comuni lombardi finanziati: zero. Anche la Lomellina lamenta i criteri del bando dello Stato, che riguardava la rigenerazione urbana per centri sopra i 15mila abitanti, volto “alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale”. Robbio aveva partecipato in sinergia con Cassolnovo, Valle, Sartirana e Zeme. La somma di popolazione permetteva di rispettare il criterio. Ci avevano provato anche, con unioni varie, tra gli altri, Gambolò e Cilavegna, e centri minori aggregatisi. “Pare chiaro – reagisce il vicesindaco di Cassolnovo, Paolo Bazzigaluppi, Lega – che i criteri applicati siano inadeguati. La Lomellina purtroppo non ha molto di più rispetto ad altre aree depresse del paese, pur trovandosi in Lombardia. Così è stato premiato chi non ha evidentemente fatto abbastanza, penalizzando gli enti virtuosi, che possono migliorare ancora con progetti necessari”. “Serviva – prosegue – una valutazione sui progetti concreti”. Robbio avrebbe ricevuto circa 1,8 milioni di euro. Presumibilmente, avrebbe rifatto piazza Dante. Alle lamentele degli amministratori lomellini si aggiunge Anci Lombardia. La sezione regionale dell’Associazione nazionale comuni italiani reagisce tramite una lettera del suo presidente, Matteo Guerra. “Come era scritto nella norma originaria – esordisce Guerra – e avevo previsto e denunciato in tutte le sedi, la pubblicazione della graduatoria del bando rigenerazione urbana per i progetti dei piccoli comuni aggregati, destina le risorse ai Comuni (molto pochi rispetto alle domande) di sole poche regioni ed esclude completamente i Comuni lombardi e di tante altre regioni. Come abbiamo più volte denunciato l’Indice di vulnerabilità sociale e materiale utilizzato, oltre a non cogliere l’entità delle reali condizioni di vulnerabilità nei diversi contesti locali, produce effetti distorsivi che finiscono per generare squilibri ingiustificati tra i territori. Occorrono regole più equilibrate e condivise”. “Si tratta di una assegnazione – aggiunge Guerra - che riproduce, con ancora maggiore evidenza, a causa del minor numero di risorse disponibili, l’iniquità già contestata in occasione del bando rigenerazione per i Comuni maggiori, allora riparata con la battaglia di Anci che ha condotto al successivo reperimento di altre ingenti risorse per lo scorrimento completo della graduatoria. Iniquità determinata dal combinato disposto dell’applicazione, oltre alla sacrosanta quota di riserva per alcune regioni, dell’indice di vulnerabilità sociale e materiale. Come ampiamente prevedibile l’aver scelto da parte del legislatore questa strada, senza introdurre correttivi dopo la prima esperienza, produce oggi forte indignazione in una platea vastissima di Comuni, rischia di fomentare forti conflittualità territoriali, colpisce migliaia di piccoli Comuni”.“Come Anci - conclude Guerra - ritengo indispensabile una forte iniziativa per ottenere revisione dei criteri e nuovi finanziamenti per i progetti, così come accaduto per i comuni sopra i 15mila abitanti. Lo scorso marzo 2022, come Anci Lombardia avevamo chiesto, in un documento indirizzato ai parlamentari ed ai membri lombardi del Governo, di riconsiderare la definizione e l’impiego dell’Indice di vulnerabilità sociale e materiale nei diversi contesti locali a causa degli squilibri generati. In merito ai criteri dei bandi e alle modalità di destinazione delle risorse, avevamo chiesto regole più equilibrate e condivise, consapevoli che non sarebbe stato semplice trovare un equilibrio, tra Regioni, tra territori all’interno delle Regioni, tra piccoli, medi e grandi Comuni. Ma bisognava provarci, disegnando regole generali chiare e trasparenti, un ragionamento serio sulla costruzione di indici e criteri, per provare a garantire perequazione e solidarietà tra i territori senza procedere con strappi come questi, che non fanno bene e costringono a sempre più difficili interventi “riparatori”, che nel caso non venissero ci consegnerebbero una situazione davvero molto difficile da gestire nel rapporto tra aree del Paese e tra Comuni di diverse dimensioni”.Davide Maniac