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FERRERA – Con il Natale la Cesta lomellina ritorna e aumenta il numero dei partecipanti. L’idea lanciata dall’Ecomuseo del paesaggio lomellino, che vira la boa del quarto anno, è diventata l’autentico paniere delle eccellenze fra Po, Ticino e Sesia in grado di dare visibilità alle aziende agricole. Solo prodotti tipici, dunque, nel paniere destinato a mantenere vivo il legame con la tradizione gastronomica e i sapori più genuini. “Il Natale lomellino parte dal successo delle ultime edizioni – dice il presidente Ecomuseo Francesco Berzero – riproponendo le eccellenze del gruppo di soci che da 15 sono passati a 17 e che rappresentano la punta di diamante dei produttori lomellini: anche in questi tempi difficili, si potranno prenotare le tipicità considerato che i nostri soci sono preparati per le spedizioni a domicilio. L’invito è chiaro: comprate lomellino per sostenere la nostra terra in tempi difficili come quelli attuali”. L’iniziativa vuole riunire le principali peculiarità, pronte per essere degustate sulla tavola di casa o regalate a parenti e amici. Il nucleo più numeroso è quello mortarese: Cascina Alberona, La Liberata e Salumeria Nicolino. Due i soci da Cozzo: i fratelli Carnevale Giampaolo ed Erika Fornaroli. Poi le aziende agricole Riva di Cilavegna, Garavaglia di Gropello Cairoli, Zerbi di Pieve Albignola, Rovere-Cascina San Paolo di Langosco e Aceti Marco di Breme, le società agricole Sala Virginio e figli di Ferrera Erbognone e Santa Maria dei Cieli di Mede, il forno F.lli Collivasone di Parona, Zafferano della Lomellina di Dorno, l’Angolo dei sapori di Robbio, Le Campanelle di Suardi e l’Oca sforzesca di Vigevano. In vetrina dal salame d’oca di Mortara al “salàm d’la duja” (sotto grasso) di Olevano, dal riso e suoi derivati alle confetture e alle salse con marchio Deco (cipolla rossa di Breme, zucca di Dorno e asparagi di Cilavegna), dalla pasta e agli agnolotti a base di zucca, cipolla e asparagi alle offelle di Parona fino allo zafferano di Dorno, ai formaggi Burgundella e Capriccio del capraio, ai fagioli borlotti di Gambolò, alle lumache (paté e sughi) di Cilavegna e al vino dei Celti di Robbio.Umberto De Agostin