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E' stato presentato ieri, mercoledì 25 gennaio, nella sala rotonda del Civico.17 di Mortara e pochi minuti fa nella biblioteca di Robbio, il libro di Giuseppina Carnevale (nella foto con la copertina del suo libro, tratta da un dipinto di Alessandro) ‘’Un abbraccio lungo come un sogno’’ edito per i tipi di Albatros. Il libro si compone di due nuclei principali. È il dialogo tra due vite, quella dell’autrice Giuseppina Carnevale, segnata da molti eventi nefasti ma da molte altre vittorie, e quella di Alessandro, un uomo anziano conosciuto in tarda età con cui ha stretto una tarda amicizia, che ha voluto raccontare la sua vita. Vita passata anche per il campo di concentramento Mauthausen, costruito entro un’antica fortezza asburgica, in luogo isolato sopra una salita circondata da calmi boschi. Campo famoso per la scalinata della morte, divertissment delle guardie che provavano piacere nel comporre truci strisce di uomini schiacciati da massi, che dovevano portare dalla cava sottostante. Su una delle pietre della cava giace la non meno inquietante stella sovietica, le cui truppe liberarono i prigionieri dal campo. Nel libro di Giuseppina Carnevale è contenuto il manoscritto steso per i genitori da Alessandro al ritorno dalla prigionia. È un libro per esorcizzare il male e i dolori passati, basato su un primigenio slancio di vitalità.  ‘’Nella mia vita – confessa – mi sono sempre successe tante cose, ma sempre c’è stata una luce. La Provvidenza mi ha accompagnata nel mio cammino. Seppur laureata in Scienze naturali, ho voluto dedicare la mia vita agli altri nell’immediata concretezza. Ho lavorato come operatore sociosanitario e ho aiutato mio marito e mio figlio coi loro ristoranti. Ora, purtroppo, per via della malattia non posso più fare questo lavoro. Il libro nasce allora dall’esigenza di raccontare una vita complessa, ricca di sfumature brune ma pure luminose’’. Un libro che vuole lanciare un segnale ai lettori sulla disabilità e le sue difficoltà. Interne, nelle dinamiche di una famiglia. Esterne, nelle dinamiche di una società e di uno Stato che faticano a cogliere il peso di una situazione disagiata. Da Mauthausen a Cozzo, dalla malattia alla Provvidenza. Gli inaspettati sviluppi di un’amicizia svelano i segreti di vite travagliate, tra i traumi dei campi di concentramento e la lotta contro mali inguaribili. Nelle pagine di “Un abbraccio lungo come un sogno”  si miscelano racconti autobiografici con un illuminante manoscritto che ha ormai più di 75 anni. Il libro è stato presentato oggi, giovedì 26 gennaio, alla biblioteca comunale secondo il programma dell’Università del tempo libero, dalle 15 e 30. Un incontro che fa coincidere il ricordo per la Giornata della Memoria e promozione di autori locali. Tutto è partito da un incontro nell’edicola di Giuseppina Carnevale. Un signore anziano, Alessandro, tutti i fine settimana si trovava a Cozzo, dove era sepolta la moglie. Prima vivevano a Milano. Dopo qualche tempo ha finito per rendere Cozzo la sua residenza stabile. Per lui, la moglie era tutto, lo trasmetteva quando in quegli incontri del fine settimana svelava piccoli particolari della sua vita proprio a Giuseppina Carnevale, che al tempo era l’edicolante. A separarli è solo l’età: Giuseppina ha ora 60 anni, Alessandro è nato nel 1926. Pagine di fatica, che prima di essere state scritte, sono storie che ha raccontato proprio ad Alessandro. E fa la stessa cosa anche lui, instaurando una tenera amicizia. Tanto che quando il tumore torna a dargli filo da torcere, è proprio a lei che si affida per trasportarlo periodicamente all’ospedale San Raffaele di Milano. I viaggi diventano nuovamente occasione per raccontarsi segreti. Quello più grande però non è nemmeno rivelato da uno dei due. Proprio durante la prima visita per cominciare la chemioterapia Giuseppina ha modo di parlare col medico. Ad Alessandro aveva fatto le domande di routine. Dove aveva svolto il servizio militare? Da nessuna parte. Quando avrebbe dovuto servire le forze armate si trovava internato nel campo di concentramento di Mauthausen. Giuseppina ci rimane male. Lui questo non glielo aveva mai detto. Così la mattina seguente Giuseppina trova un pacco di fronte a casa. Una risposta alle sue domande: un manoscritto di un centinaio di pagine che proprio Alessandro aveva prodotto nel 1947, per spiegare ai suoi cari cosa aveva vissuto negli anni di prigionia nel lager. Comincia così ad immergersi tra quelle frasi. E’ un conto alla rovescia a tu per tu con la morte. E l’agonia del giovane Alessandro che tra i fiumi dei cadaveri bruciati tentava di calcolare quanto gli rimanesse ancora prima del suo turno. Non è mai arrivato. Sono arrivati prima gli americani, e la Croce rossa svizzera a trarre in salvo lui e i compagni. Giuseppina da quel loro primo incontro si è laureata in Scienze naturali, lavorando per scelta come operatore socio sanitario. Finito il turno aiutava il marito in pizzeria. Finisce perché non più idonea al lavoro. E le pensioni da fame (poco più di cinquecento euro mensili al massimo) elargite dallo Stato per le disabilità non davano certo una mano. Eppure, nonostante le ingiustizie, non smette di lottare. La storia si conclude con il matrimonio della sua seconda figlia. Da allora molto è cambiato. E’ già in programma un secondo libro. I guadagni delle vendite l’autrice vorrebbe che fossero reindirizzati all’associazione Edo’s SMAile, situata nel novarese. Offre sostegno e supporto a domicilio a famiglie con bambini affetti da Sma (atrofia muscolare spinale), la più diffusa causa di morte infantile. Assieme a questa anche “Villa Gaia”, fondazione che offre aiuto a donne in difficoltà.

Vittorio Orsina
Gabriele Tocchio