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Le risaie italiane nel 2023 caleranno di 7.520 ettari: nello specifico, tengono i risi da risotto come il Carnaroli e crollano tondi e lungo B. La stima delle superfici a riso raccolta dall’Ente nazionale risi si riferisce all’80% di quelle mandate a consuntivo l’anno scorso sulla base delle denunce pervenute dai produttori fino a due giorni fa. Ora la superficie a risaia in Italia, di cui Lomellina e Pavese sono la punta di diamante in Europa, si attesta intorno ai 210.900 ettari rispetto ai 218.420 del 2022. Il dato odierno non si discosta dagli ultimi due di inizio anno: al 31 gennaio, al termine del primo sondaggio lanciato dall’Ente risi, la diminuzione era di 7.600 ettari, dopo la precedente riduzione di circa 8.500 ettari fra il 2021 e il 2022. Poi era stato necessario prorogare il sondaggio di un mese a causa delle notevoli perplessità legate all’andamento climatico e alla conseguente disponibilità d’acqua.
“Considerata la situazione di incertezza segnalataci da molti risicoltori e determinata dalla questione idrica – aveva spiegato l’Ente risi – abbiamo deciso di prorogare l’adesione al sondaggio al 28 febbraio: pertanto, a inizio marzo sarà pubblicato un aggiornamento”.
Per la seconda volta all’inizio dell’anno, a marzo, l’Ente risi aveva diffuso il risultato del sondaggio fra i 3.500 produttori di tutta Italia, di cui 940 in Lomellina e 350 nel Pavese (36%). Entrando nello specifico del sondaggio, si registrano un 28%), e un incremento dei lungo A come Carnaroli (da 20.500 a 25.550 ettari, + 24%) e Arborio (da 18mila a 19.400 ettari, + 7,7%), e dei medi come Padano e Lido (da 1.800 a 2.300 ettari, + 25%). I numeri parlano chiaro: il settore risicolo, di fronte a un chiaro effetto negativo dell’annata scorsa, ha temuto che nemmeno quest’anno ci fosse acqua per le risaie e molti hanno preferito la soia. Questo mentre aumentano i consumi di riso in Italia e in Europa: in più occasioni l’Associazione industriali risieri italiani (Airi) aveva chiesto di portare a 250mila gli ettari a risaia ricordando i fattori che stanno condizionando positivamente i consumi.

Umberto De Agostino