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MORTARA – Associazione per delinquere, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed esercizio abusivo dell’attività creditizia. Sono le accuse nei confronti di dieci egiziani fermati nella notte di mercoledì 16 ottobre dalla squadra mobile di Milano e del Servizio centrale operativo in un’indagine della Direzione distrettuale antimafia con il coordinamento di Europol nell’ambito dell’Operational Task Force Mediterraneo, a guida italiana. La banda organizzava viaggi con i barconi dalla Libia e via terra attraverso la Grecia per cifre tra i 4 e i 5 mila euro a migrante. L’epicentro dell’organizzazione era Milano, ma la ramificazione è arrivata fino in Lomellina. Tre dei dieci fermati, tutti originari dell’Egitto, risultano avere la residenza in provincia di Pavia: sono un 35enne irregolare a Mortara, un 38enne irregolare a Pavia e un 26enne richiedente asilo in Oltrepò. L’operazione ha interessato anche le province di Firenze, Asti, La Spezia, dove sono stati rintracciati alcuni degli indagati destinatari del provvedimento di fermo. Le indagini, avviate a luglio 2023, hanno evidenziato la presenza di una cellula milanese inserita in un più ampio network criminale internazionale, con ramificazioni in Egitto, Libia e altri Paesi europei, che si muoveva su due fronti: il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di egiziani e l’esercizio abusivo di attività di prestazione di servizi di pagamento. Sono otto le traversate che gli investigatori sono riusciti a documentare nel corso delle indagini, partite a luglio 2023 e supportate dagli analisti Europol. Una con approdo a Lampedusa, una a Civitavecchia e altre cinque in Grecia, mentre un’altra si è conclusa con un soccorso dopo che l’imbarcazione era finita alla deriva. In parallelo, ad Agrigento è stato arrestato un altro individuo, accusato di aver organizzato viaggi dall’Egitto con tappa a Lampedusa, a un costo di 11 mila euro per migrante. In questo filone sono emersi soggetti che, vantando specifica esperienza e collegamenti internazionali, hanno creato una rete di contatti tra referenti in Nord Africa e in Europa. È stata documentata, infatti, l’operatività di persone attive nella gestione delle “safe house” presenti in Libia, al reperimento di beni necessari alla gestione dei migranti durante i mesi di permanenza in territorio libico (cibo, acqua, telefoni, satellitari, schede telefoniche), alla raccolta del denaro per il pagamento delle varie tratte e alla individuazione delle imbarcazioni utilizzate per attraversare il Mediterraneo.
I migranti, dopo aver concordato, dall’Egitto, la partenza, hanno versato gli importi imposti ai facilitatori presenti a Milano. Poi sono stati spostati in Libia attraverso il confine egiziano da altri complici presenti all’estero. Infine, giunti in territorio libico, i migranti sono stati raccolti dai facilitatori libici e collocati in varie località, in attesa di partire. Durante tale attesa, che è spesso durata anche diversi mesi, talvolta anche in condizioni degradanti, alcuni migranti sono stati anche costretti a improvvisi trasferimenti, per sottrarsi ai crescenti controlli delle autorità libiche, finalizzati a contrastare le partenze illegali. Dopo aver raggiunto l’Europa, in particolare la Grecia o l’Italia, su imbarcazioni non sempre in grado di sostenere la traversata, gli indagati si sono attivati per far ottenere ai migranti permessi di soggiorno irregolari o per garantire il trasferimento da Milano ad altre città.