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La luce in fondo al tunnel. Finalmente, verrebbe da dire. I piccoli Comuni sono pronti a brindare in attesa del varo della legge di bilancio. La bozza della Finanziaria contiene infatti una norma che potrebbe risolvere un problema che affligge la stragrande maggioranza dei Comuni italiani: i “figli del sindaco”.
La norma è stata presentata nei giorni scorsi dal ministro Giorgetti come un provvedimento indispensabile per salvare molti Comuni dal dissesto. 
Il caso dei minori non accompagnati e affidati ai Comuni era salito alla ribalta nel 2016 grazie a Matteo Grossi, da poco eletto sindaco a Sant’Angelo. Ed oggi è proprio Matteo Grossi che può cantare vittoria dopo una “battaglia” durata otto lunghi anni. Una problematica significativa, tanto che ha smosso perfino la Fondazione Einaudi.
“Alcuni giorni dopo il mio arrivo in Comune, avevo notato alcune uscite significative tra le voci del nostro bilancio. – ricorda Grossi – Spendevamo 300 euro al giorno, era il 2016, per mantenere tre ragazzi che il tribunale dei minori aveva affidato al Comune di Sant’Angelo. Era, appare evidente a chiunque, una cifra insostenibile per le finanze di un piccolo municipio. Allora ho preso a cuore questa faccenda e ho iniziato una vera e propria battaglia politica”.
Carta, calamaio e penna: Matteo Grossi ha iniziato a scrivere agli inquilini che negli anni si sono susseguiti al Viminale. Prima ad Angelino Alfano, poi a Marco Minniti e quindi a Matteo Salvini. Se Grossi assolve Minniti (a suo dire impegnato a contrastare l’immigrazione irregolare), il “capitano” finisce nel mirino del giovane sindaco: due lettere e nessuna risposta. 
Ma le lettere non bastano, Grossi prende il treno e mette in fila una serie di “pellegrinaggi” verso la Capitale per incontrare politici di tutto l’arco costituzionale: da Gasparri (FI) a Orellana (M5s), da Capezzone (FI) a Chiara Scuvera (Pd) passando per Laura Ravetto (ex FI, oggi Lega). 
“Almeno tutti quei viaggi non sono stati inutili! – sorride Grossi – Certo, ora dobbiamo sperare che la norma resti nella legge di bilancio e arrivi così com’è fino all’approvazione definitiva del Parlamento. In tutti questi anni ho provato a sensibilizzare gli amministratori locali raccogliendo firme, e organizzando incontri sul territorio. Ho cercato di portare la mia testimonianza anche in trasmissioni televisive e radiofoniche, oltre che sulla carta stampata. Sono arrivato a scrivere anche due libre per parlare delle difficoltà affrontate ogni giorno da chi amministra sul territorio!”. 
Poi, negli ultimi anni, la svolta. Con l’interessamento della Fondazione Einaudi, la battaglia ha assunto un eco nazionale coinvolgendo numerosi sindaci della penisola. Inoltre il quotidiano La Ragione, organo della prestigiosa fondazione romana, ha più volte portato alla luce queste problematiche evidenziate parallelamente anche dal noto giornalista Davide Giacalone. 
“Sono stati davvero molti gli articoli scritti dal sottoscritto e dal direttore Giacalone e l’interesse della Fondazione Einaudi è stato determinante. – precisa Matteo Grossi – Voglio però ringraziare il sindaco di Carlantino, Comune nel Foggiano, che è stato protagonista di un appello disperato arrivando a dichiarare la possibile chiusura del Comune per mancanza di fondi. Se la misura sarà confermata nell’iter di approvazione della legge di bilancio, il costo del mantenimento passerà nelle mani dello Stato. È quanto ha annunciato Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, nella conferenza stampa in cui ha illustrato le novità che saranno introdotte dalla nuova manovra economica”. Negli ultimi anni non erano però mancate le polemiche tra il sindaco Matteo Grossi e gli esponenti di spicco della Lega a livello regionale, su tutte quella con l’assessore regionale Elena Lucchini. “Lo stanziamento regionale sarebbe passato da uno a due milioni e 600mila euro e io feci notare che quei fondi non sarebbero bastati per risolvere il problema e penso proprio di aver avuto ragione. – illustra il sindaco di Sant’Angelo – Il mio Comune è arrivato a mantenere tre minori e oggi ne mantiene uno e mezzo, il 50% della fattura è a carico del Comune dove risiede la madre, arrivando a spendere 40mila euro all’anno. Se Regione Lombardia ci riconosce 3mila euro, fondi che non sono arrivati e spero che non arrivino mai, cosa mi cambia? Forse è meglio dirottare queste risorse per altri problemi come la disabilità o gli assistenti scolastici…”.