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PALESTRO - Il pensionato che lotta contro il cancro al pancreas in sella alla bicicletta. Duemila chilometri dalla Bretagna a Roma a 73 anni, senza un organo e col diabete di tipo uno. 
Gilbert Rouvray è un pellegrino sui generis. Un anziano che si è messo in marcia per sconfiggere la depressione. Un eroe della terza età che combatta per l’associazione Espoir Pancréas, un’associazione d’oltralpe che da sette anni affianca i pazienti e i loro cari sensibilizzando e stimolando la ricerca. 
Per sopravvivere al brutto male che stava affrontando, ha subito l’asportazione completa del pancreas. A conoscere per prima Gilbert è Ambra Castellani, direttrice dell’ospitaliere «La torre merlata». 
“Lo ha accompagnato un nostro conoscente - racconta - perché era arrivato in paese ma non sapeva dove andare”. 
E’ trascorso quasi un mese da allora: si trattava esattamente dello scorso sabato 16 settembre. 
Gilbert Rouvray parla soltanto in francese. Ma la voglia di comunicare non gli manca. Riesce a farsi capire. E’ stanco. Pedala ogni giorno per settanta chilometri o più. 
“Ci ha chiesto se potevamo aiutarlo - continua Ambra Castellani - e naturalmente gli siamo venuti incontro. E’ un vero uomo bionico, monitorato ventiquattr’ore ore al giorno e sette giorni alla settimana dall’associazione che lo segue”. 
Non ha un itinerario completamente prefissato, si capisce. Segue la via Francigena, questo sì, ma con l’età che ha, oltre alle difficoltà sanitarie, è costretto ad adattare il suo percorso a quello che il suo fisico gli permette. Talvolta si ferma per più tempo del previsto in una località per riposare. Quando invece si sente particolarmente in forma, arriva a percorrere anche più di un centinaio di chilometri. Il viaggio da Palestro riprende regolarmente. Ambra Castellani si era nel frattempo già messa d’accordo con gli altri ospitalieri tra pavese e lodigiano, per assicurarsi che tutto andasse bene. Qualche difficoltà la incontra comunque. All’arrivo a Palestro i chilometri percorsi erano già più di mille e duecento. Porta con sé l’essenziale, ma si tratta pur sempre di un viaggio che dura settimane. 
Il suo bagaglio è composto da quattro borse, che rendono la sua bicicletta più ingombrante ed instabile. L’anziano deve quindi esibirsi in complesse manovre di equilibrio per non farsi investire dagli automobilisti in corsa sulla statale. Per non parlare dello slalom tra le buche e i rifiuti abbandonati lungo le campagne. Uno spettacolo che tra incuria e disinteresse disincentiva il già poco turismo che questo territorio riesce a racimolare. Comunque sia il viaggio di Gilbert prosegue. Ad accompagnarlo per un tratto importante è Pierluigi Cappelletti, ex sindaco di Orio Litta, comune del lodigiano che si affaccia su quel tratto del fiume Lambro che si immette nel Po. Lui l’ospitaliere lo ha fatto per 25 anni, fino al 2019. E quando gli capita, è a disposizione per dare una mano ai pellegrini. 
“Non è la prima volta - ammette - che incontro persone del genere, ma di lui mi ha stupito in particolar modo il coraggio”. 
Di viaggiatori ne ha incontrati più di settemila. Ma un aspetto si distingue in quelli come GIlbert Couvray. 
“Quelli che viaggiano da soli - osserva - non lo fanno solo per l’aspetto sportivo. Hanno qualcosa che li muove dentro, combattono il freddo, la fatica. Hanno un’idea in testa, una mente ed un cuore forti”. 
Il bretone ne ha attraversate tante. Prima ancora della malattia gli è venuta mancare una figlia, una stilista e disegnatrice dell’alta moda. A portarla via è stato quel parassita che si insinua nella mente e porta ad autoconsumarsi, l’anoressia. 
Per Pierluigi Cappelletti, Gilbert rimane “un simbolo che infonde coraggio”. 
Hanno percorso fianco a fianco un tratto di Francigena. Superato il Po in traghetto sono arrivati in Emilia. Da lì, si sono salutati a Piacenza. Gli ha prenotato i posti per dormire fino a Pontremoli, alle porte della Toscana. Nel momento in cui il leggete il ciclista si aggira probabilmente tra i colli laziali vicinissimo alla meta. Il grosso lo ha fatto: Lucca, Siena, Viterbo e infine l’Urbe. 
Il punto di arrivo. O di una nuova partenza.

Gabriele Tocchio