Realizzazione di un piano industriale sostenibile, incontri con creditori e analisi di potenziali sviluppi con tecnici del settore: sono questi gli ingredienti della ricetta per salvare il Clir. Tempo di scadenza: un mese. Che tradotto in termini comprensibili per chiunque, vuol dire una cosa sola: c’è da correre. La strategia per portare la società fuori dalle acque burrascose della messa in liquidazione è annunciata da Michele Ratti, sindaco di Nicorvo e componente del gruppo ristretto che lavora al progetto per risanare il Clir. Con lui ci sono Simone Ciaramella, presidente di As Mortara e azionista di maggioranza della società, Luigi Rebeschi, vice sindaco di Scaldasole, e Claudio Cerri, vice sindaco di Lomello. Quattro moschettieri per un’impresa che rimane più che difficile, ma non impossibile. Lo scorso 16 gennaio è stato approvato il bilancio 2019 del Clir, ma l’assemblea si è anche pronunciata con una dichiarazione di voto che chiedeva la messa in liquidazione della società. Addirittura i consigli comunali dei municipi soci del consorzio si sono pronunciati dando carta bianca ai sindaci per seguire la procedura di liquidazione della società. Ma non tutti l’hanno fatto. Sannazzaro e Nicorvo, ad esempio, non hanno votato nulla di simile. A dimostrazione che, ancora una volta, i Comuni si sono mossi alla rompete le righe. Ora sono rimasti in una ventina e credono di poter salvare la capra del Clir e i cavoli del Comune. “Lunedì scorso c’è stato il primo incontro di questo gruppo ristretto – spiega Michele Ratti – e abbiamo pianificato dei faccia a faccia con consulenti tecnici e con i creditori. Entro un mese voglia predisporre il piano da sottoporre all’assemblea, non vogliamo andare oltre il 15 aprile”. Insomma, Ratti ci crede. Ma non è un mistero: che fosse tra i “possibilisti” non è certo un mistero, negli ultimi mesi si è speso in ogni sede per cercare di rendere praticabile un percorso di ricostruzione aziendale. Peccato però che molti dei suoi colleghi sindaci abbiano scelto la strada comoda della “fuga” con l’affido del servizio ad altri operatori. “Credo sia opportuno fare ogni tentativo per salvare la vita al nostro paziente prima di staccare la spina, a volte è sembrato che qualcuno volesse agire in senso diametralmente opposto. – aggiunge Ratti – La strada è evidentemente in salita, ma cerchiamo di studiare il sistema per equilibrare il bilancio anche con un fatturato ridotto dopo l’uscita di alcuni Comuni. Una volta pronto il progetto, il Consiglio di amministrazione dovrà convocare un’assemblea che valuterà la nostra proposta. Se sarà gradita potremo continuare, in caso contrario si procederà alla messa in liquidazione di Clir e magari si potrebbe ipotizzare una gara unica per affidare il servizio quando la nostra società non sarà più in grado di svolgerlo”. La confusione tra i primi cittadini era scoppiata tra Natale e Capodanno, quando Lomellina Energia comunicò al Clir che non avrebbe più ritirato all’impianto di Parona l’indifferenziato, a meno che la società riuscisse a rientrare con i pagamenti delle fatture arretrate. Poi la presidente Federica Bolognese aveva ricucito lo strappo con Lomellina Energia, ma la frittata era fatta: molti sindaci avevano avviato l’operazione “fuga”. Ora i “responsabili” cercano di trovare una soluzione nell’interesse di tutti: società, creditori e territorio. “E’ evidente che una società che si occupa unicamente del servizio di smaltimento rifiuti fa fatica, il pareggio è già un buon risultato. Il progetto potrebbe prevedere la gestione dello smaltimento in maniera diversa. – chiarisce il sindaco di Nicorvo – Ora, chiaramente, l’obiettivo è trovare il budget economico che permetta di rinegoziare i debiti”. E Lomellina Energia, Teknoservice, banche e altre creditori sono in attesa