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MORTARA - Il ritardo nelle comunicazioni e il mancato confronto con la categoria dei medici di base da parte dei vertici regionali dimostra che non c’è rispetto per il ruolo del medico di famiglia. Ad affermarlo è Eugenio Gandolfi, presidente dell’Associazione Medici di Base di Mortara, che commenta così le difficoltà della fase propedeutica all’avvio della campagna vaccinale a Mortara. Una disorganizzazione dall’alto di cui, però, pagano le conseguenze i medici di famiglia. “All’inizio non siamo stati consultati dalla regione – spiega Eugenio Gandolfi – e poi ci è stato comunicato in ritardo il funzionamento della piattaforma regionale, dove chi si iscrive non può più passare tramite i medici di famiglia. Noi facciamo un lavoro molto importante per la comunità, e abbiamo un ruolo fondamentale che spesso viene sottovalutato. Alcuni politici vorrebbero addirittura ridimensionare il ruolo dei medici di famiglia, invece secondo noi ciò che ci vorrebbe in questo momento è una maggiore attenzione al nostro ruolo sul territorio. Ora come ora non ci sono segnali positivi di aiuto nei nostri confronti e, più in generale, nei confronti della sanità territoriale. Da parte delle persone, proprio perché nessuno sa della disorganizzazione che arriva dall’alto, c’è spesso un’eccessiva pretesa nei nostri confronti. Noi facciamo il possibile, e facciamo già tanto. In questo periodo stiamo lavorando molto per garantire sia il buon esito della campagna vaccinale sia la regolare attività di ambulatorio. Per legge noi avremmo il diritto di fare solo tre ore al giorno di attività di ambulatorio per ogni 1500 pazienti. Ma noi ne facciamo molte di più, perché entra in gioco il fattore coscienza. Noi siamo parasubordinati, non siamo né dipendenti né liberi professionisti, e la nostra categoria molto spesso gode di una considerazione troppo scarsa. Ci vuole chiarezza, e le persone devono sapere le dure condizioni in cui ci troviamo ad operare. Ogni tanto bisogna ricordarle queste cose”.Massimiliano Farrel