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Sì alla protesta, ma no alla violazione del coprifuoco. L’assessore Luigi Granelli boccia la manifestazione “io resto aperto” e rilancia con un’idea tutta sua: “io resto acceso”. Negozi, bar e ristoranti con luci accese e vetrine illuminate. Ma saracinesche abbassate. Un modo per dire “noi ci siamo, vogliamo lavorare”. Ma nel rispetto delle regole in vigore. L’assessore illustrerà la sua idea ai rappresentanti di Ascom nel corso dell’incontro fissato nel pomeriggio di giovedì 28 gennaio. In quell’occasione Luigi Granelli (nella foto) spiegherà come gli si è accesa la lampadina. E come vorrebbe che si accendessero tutte quelle di bar, ristoranti e negozi. Il gioco vale la candela? “Sono vicino ai commercianti e conosco molto bene le gravissime difficoltà che stanno attraversando – spiega l’assessore Granelli – però, pur condividendo tutte le ragioni che possono spingere a clamorose proteste, penso che sia controproducente aprire il proprio negozio nonostante i divieti. Il rischio di ricevere 400 euro di multa e di far incorrere in sanzioni anche i propri clienti è altissimo. Penso che ogni tipo di protesta si debba muovere sui binari della legalità. Un messaggio forte nei confronti del Governo e delle istituzioni può essere lanciato anche nel pieno rispetto delle regole in vigore. Per questo propongo l’iniziativa: io resto acceso. Lasciare le insegne accese può essere un messaggio importante. Inoltre pagare qualche ora di luce elettrica è meno oneroso rispetto ad un’ammenda di 400 euro”. Intanto l’Associazione commercianti vorrebbe un tavolo permanente per il commercio e pensa ad aiuti concreti per sostenere un settore messo in ginocchio dalle norme anti contagio. Sul fronte dei provvedimenti concreti ci sono ancora molti interrogativi. In primavera sarà riproposta la concessione del plateatico gratuito? Il Comune sarà capace di offrire uno sconto sulla tassa rifiuti ai commercianti e artigiani che sono rimasti chiusi per mesi? E l’isola pedonale nelle vie del centro è un’ipotesi percorribile per incentivare gli acquisti presso i negozi di vicinato? Tutte domande ancora senza risposta. “Il grave problema – commenta Luigi Granelli - è che queste regole sono profondamente sbagliate. Inserire tutta la Lombardia in zona rossa ha gravi conseguenze. Come rappresentante delle istituzioni non posso fare altro che rispettare quanto deciso a Roma, ma non condivido nulla. Limitare gli spostamenti e le aperture in una città come Mortara non ha senso. Non siamo come una città metropolitana in cui le persone per muoversi da un punto all’altro della città a migliaia prendono i mezzi pubblici. Qui non abbiamo metropolitane affollate e autobus strapieni. Un mortarese si può recare in un negozio senza mai entrare in contatto con nessuno. Invece la nostra libertà è stata estremamente limitata. Inoltre commercianti e artigiani hanno speso somme ingenti per dotarsi dei sistemi di protezione, per garantire la sanificazione dei locali e per rispettare tutti i protocolli. Poi a Roma hanno deciso di chiudere tutto ugualmente, vanificando tutti questi investimenti. In una piccola realtà come la nostra privare i commercianti della possibilità di sfruttare il periodo dei saldi significa ammazzare un’attività. Trovo che sia tutto estremamente sbagliato. Al contrario è giusto sanzionare chi non rispetta i divieti riguardanti distanziamento e assembramenti. Bar e ristoranti devono poter rimanere aperti. Però se nel locale ci sono il doppio delle persone consentite è doveroso applicare la sanzione”.Infine un pensiero lo rivolge anche alle palestre. “Ci sono locali molto grandi, che possono garantire distanziamento e sanificazione degli attrezzi. Eppure anche a loro è negato il diritto al lavoro”.Luca Degrand