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Riaprire i cantieri per far ripartire l’economia. Non solo quelli legati a opere di indifferibile urgenza, ma tutti i cantieri. E sbloccare i fondi per i pagamenti. E’ questo il pensiero di Alberto Righini (nella foto), presidente di Ance Pavia. L’associazione che riunisce i costruttori edili ha le idee chiarissime su come deve essere la cosiddetta “Fase 2”. “Sembra quasi che qualcuno, durante questo periodo di stop, si sia dimenticato di programmare la ripartenza”: così Alberto Righini attacca il governo reo di essersi completamente dimenticato della ripartenza economica e sociale del Paese. “Non abbiamo mai messo in discussione le ragioni che ci hanno imposto lo stop, – spiega Alberto Righini – anzi, siamo stati i primi a chiudere i cantieri per garantire la sicurezza di tutti. Ma ora bisogna cambiare registro. E’ arrivato il momento di prestare attenzione alla territorialità degli appalti: è necessario ancora limitare la circolazione delle persone nei nostri territori, per questo gli appalti locali possono aiutare sia la ripresa economica che la salute”. Appalti a chilometro zero, per quanto possibile, per evitare grande spostamento di uomini e mezzi tra provincie e regioni. Ed è proprio Regione Lombardia l’unico ente ad aver mostrato interesse alle istanze avanzate da Righini. “Sono arrabbiato? No, sono molto arrabbiato. – attacca il presidente di Ance Pavia – Siamo stati ignorati dal Governo che ci ha escluso dai tavoli dove venivano e vengono prese le decisioni. Solo la Regione ci ha ascoltato. Noi abbiamo ragionato e continuiamo a ragionare nell’ottica della responsabilità”. E proprio da Regione Lombardia è arrivata ad Ance Pavia la lettera firmata dal presidente Attilio Fontana in cui mette nero su bianco gli impegni presi dalla giunta regionale. Al primo punto c’è la sburocratizzazione per rendere il sistema dell’amministrazione più semplice e fluido, inoltre da palazzo Lombardia si valutano sistemi di credito appositamente pensati per le realtà imprenditoriali locali. L’obiettivo è quello di creare un fondo regionale per favorire gli investimenti, mentre è già stato attivato il pacchetto Credito e la misura Credito Adesso. Insomma, fatti concreti e non parole. E subito dopo la lettera di Fontana è arrivato lo sblocco di tre miliardi di euro per dare il la ad un importante piano di investimenti per Comuni e Province. A Roma si discute, a Milano si agisce. Intanto gli imprenditori si trovano in prima linea a combattere contro un doppio nemico: da una parte il virus e dall’altra l’emergenza economica. “Molti nostri associati – aggiunge Righini – hanno anticipato la cassa integrazione per i propri dipendenti perché la gente deve riuscire a mangiare. Fortunatamente molte stazioni appaltanti hanno capito la situazione e hanno sbloccato i pagamenti”. Già, ma il Governo è in perenne ritardo in questa rincorsa alla doppia emergenza, sanitaria ed economica. “Credo nel sistema Paese – prosegue – ma ragiono da imprenditore e i problemi me li risolvo da solo. Vorrei che anche i Comuni capissero l’importanza che hanno, per chi opera nel nostro settore, gli sblocchi dei pagamenti per i lavori effettuati fino al momento dello stop arrivato con il lockdown”. Soldi che sarebbero arrivati direttamente ai lavoratori e che avrebbero mantenuto in moto l’economia locale. Righini non ha dubbi e mette le aziende in secondo piano rispetto ai dipendenti che le stesse aziende hanno. “Un escavatore si vende e si compra, – conclude il presidente di Ance Pavia – ma la professionalità di una persona no: quella non è in vendita e non può essere comprata”. L’auspicio è dunque quello che una parte del sistema locale riesca a garantire la territorialità degli appalti, anche in barba alla follia burocratica rappresentata dal Codice degli appalti