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MORTARA - Dopo sei anni di disagi e soluzioni inefficaci, la giunta regionale lombarda e i vertici di Trenord tornano a proporre una vecchia ricetta per risolvere i guai del trasporto ferroviario: meno treni, più autobus, meno fermate. Una strategia già sperimentata nel 2018 e che, secondo l’associazione dei rappresentanti dei pendolari MiMoAl, così come si era rivelata insufficiente allora, così lo sarà anche ora. I pendolari, esasperati, sottolineano che la vera soluzione non può essere quella di ridurre i servizi ma di migliorare l’efficienza e l’affidabilità della rete. “L’analisi dei numeri - commenta Franco Aggio, presidente dell’associazione MiMoAl - rende evidente che il servizio ferroviario lombardo non è migliorato negli ultimi anni. Se escludiamo l’eccezione degli anni di pandemia, il numero di treni regionali in circolazione nei giorni feriali è sceso dai 2.342 convogli nel 2018 ai 2.241 del 2023. Al contempo, il traffico merci è rimasto stabile, mentre è aumentato il numero dei treni ad alta velocità, che spesso ingolfano la rete a discapito dei treni regionali”. Questi dati smentiscono la convinzione che il problema dei ritardi e delle soppressioni sia dovuto a un eccessivo numero di treni in circolazione: i numeri mostrano infatti che i convogli regionali non sono aumentati. Invece, le cause principali dei disservizi sembrano derivare da inefficienze operative: Trenord è responsabile di circa il 55 per cento dei ritardi e del 60 per cento delle soppressioni, con Rfi e FerrovieNord che coprono una quota inferiore. Dietro i continui disagi, i pendolari e i comitati evidenziano problemi strutturali e operativi che le recenti misure non affrontano adeguatamente. “La rete Rfi - illustra Aggio - richiede investimenti in manutenzione e innovazione, che stanno arrivando ma con ritardi. In alcune aree, i guasti sono frequenti e i tempi di ripristino restano troppo lunghi. Trenord deve migliorare l’organizzazione e la distribuzione dei suoi depositi e officine per rendere più efficiente la manutenzione. Alcune sezioni ferroviarie, inoltre, sono intensamente utilizzate. Servono potenziamenti tecnologici e infrastrutturali che siano all’altezza dei volumi attuali, oltre a una distribuzione ottimale dei convogli più capienti sulle tratte più trafficate. Per decongestionare le stazioni principali, sarebbe utile sfruttare in modo più capillare altre stazioni della città di Milano per l’arrivo dei treni regionali. A ciò si aggiunge che, a differenza di altre regioni, la Lombardia non ha previsto convogli a sei carrozze per rispondere alla crescente domanda di trasporto pendolare”. Le nuove proposte di riduzione dei servizi sono viste dai pendolari come un tentativo di scoraggiare l’uso del treno, costringendo molti a scegliere l’auto privata e contribuendo così a congestionare le strade. “La Regione Lombardia - osserva il presidente MiMoAl - sembra infatti mostrare un maggiore interesse per le infrastrutture stradali: progetti come il quadruplicamento della tratta Rho-Parabiago e il raddoppio della Albairate-Mortara continuano a incontrare ostacoli burocratici e una mancanza di sostegno da parte delle istituzioni. Nel contempo, infrastrutture come Pedemontana, BreBeMi e la Vigevano-Malpensa, fortemente sostenute dalla Regione, procedono a ritmi spediti. La gestione di Trenord è influenzata dalla Ferrovie Nord Milano, la quale, pur essendo formalmente responsabile della rete ferroviaria regionale, ha diversificato i propri interessi, concentrandosi sulle infrastrutture stradali. Un segnale di questo cambiamento è rappresentato dall’attuale amministratore delegato di Trenord, che è anche direttore generale di Fnm e ha ricevuto incrementi di compenso non per risultati legati al miglioramento del servizio ferroviario, ma per l’espansione della rete stradale controllata da Fnm”.

Massimiliano Farrell