PAVIA – In un’occasione avevano addirittura trasportato un paziente affetto da tubercolosi. E mangiare o dormire sull’ambulanza erano divenuti comportamenti abituali. Sono solo alcuni dei clamorosi risvolti delle operazioni investigative della Guarda di finanza di Pavia che hanno portato nella mattina di oggi, mercoledì 14 settembre, a cinque arresti, nell’ambito di complesse indagini su reati di varia natura.Si va da quelli contro la pubblica amministrazione all’intermediazione illecita di manodopera. In una parola, caporalato.Nello specifico, le Fiamme gialle a seguito delle indagini diretta dalla Procura di Pavia hanno effettuato tre custodie cautelari in carcere e due arresti domiciliari, nei confronti degli amministratori di fatto, prestanome e dipendenti di una cooperativa operante nel settore dei trasporti sanitari, tra le prime a livello nazionale, affidataria di appalti pubblici in tutta Italia. L'attività di polizia giudiziaria rappresenta la naturale prosecuzione di un'indagine che, già nel marzo 2021, aveva portato all’arresto di quattro persone, nonché perquisizioni e sequestri di apparati informatici in diverse regioni italiane, Lombardia, Marche, Lazio e Sicilia, per appalti affidati in modo irregolare e non corretta esecuzione di pubbliche forniture. E proprio nell’ambito della medesima indagine, inoltre, nell'ottobre del 2021, proprio in funzione delle numerose irregolarità emerse e della acclarata condizione di sfruttamento dei lavoratori e della corresponsione di retribuzioni in modo palesemente difforme al contratto collettivo nazionale, il Tribunale di Pavia, aveva disposto un sequestro preventivo dell'intero compendio aziendale della cooperativa il cui patrimonio è di circa 5 milioni di euro oltreché il sequestro per equivalente di circa 200mila euro in capo ai responsabili dello sfruttamento dei lavoratori. Il pubblico servizio svolto dalla cooperativa non veniva comunque interrotto in quanto lo stesso Tribunale, su richiesta della Procura, incaricava un amministratore giudiziario per la gestione e la corretta continuazione delle attività di soccorso. Successivamente al sequestro e contestuale immissione in possesso all'amministratore giudiziario dei beni della cooperativa, veniva accertato come uno degli odierni arrestati avesse asportato illecitamente beni medicati del valore di circa 200mila euro in favore di altra società comunque riconducibile ai principali indagati. l beni in questione venivano comunque rinvenuti, sottoposti a sequestro e successivamente restituiti all'azienda al fine di consentire l'ottimale prosecuzione del servizio. Le indagini svolte senza soluzione di continuità dai militari del Gruppo di Pavia e della Compagnia di Vigevano hanno permesso, alla data odierna, mercoledì 14 settembre, di individuare molteplici gare d'appalto per l'affidamento dei servizi di trasporto in ambulanza in diverse parti del territorio nazionale (e segnatamente Pavia, Roma, Milano, Napoli, Perugia, Ancona, Pescara e Vimercate) risultate aggiudicate in modo irregolare e per le quali sono state riscontrate diverse incongruenze nell'esecuzione del servizio pubblico. In primo luogo, la cooperativa agiva tramite prestanome, al fine di occultare la costante presenza ed effettiva direzione aziendale da parte di uno degli indagati già condannato in via definitiva nel 2017 per turbata libertà degli incanti (condizione questa che avrebbe escluso la partecipazione alle gare). Inoltre, per aggiudicarsi tutti gli appalti a cui partecipava, proponeva offerte economiche talmente basse da risultare anti-economiche assicurando, solo formalmente, una folta flotta di mezzi. Il pareggio dei conti era possibile però grazie al lo sfruttamento dei dipendenti e al numero dei mezzi impiegati che era sensibilmente inferiore a quello richiesto dalle Stazioni Appaltanti oltreché al mancato rispetto delle regole previste contrattualmente (ad esempio la mancata istituzione di sedi operative e di ricovero mezzi nei luoghi di effettuazione dei servizi di trasporto). Tutto ciò è emerso grazie alle videoriprese effettuate in alcune ambulanze. Le immagini dimostrano che venivano raramente eseguite sanificazioni all'interno del vano sanitario delle ambulanze che, invece, avrebbero dovute essere eseguite dopo il trasporto di ogni paziente (così come previsto dalla normativa regionale e dal contratto d'appalto) soprattutto in tempo di pandemia da Covid.Solo per dare un'idea della portata del rischio sanitario accertato, una delle ambulanze monitorate, in venti giorni di lavoro con contestuale trasporto di novantadue pazienti è stata sanificata solo in quattro occasioni mentre un'altra, in nove giorni di servizio ed ottantasei pazienti trasportati, è stata sanificata un'unica volta. Veniva altresì accertato il trasporto, in violazione di ogni ordinaria regola sanitaria, di un paziente affetto da Tbc (tubercolosi) a cui non seguiva una corretta pulizia e sterilizzazione del mezzo che veniva successivamente utilizzato per il trasporto di altri malati. Se questo non bastasse, le indagini hanno permesso di dimostrare come la cooperativa abbia potuto far fronte ad un considerevole ribasso rispetto alle tariffe indicate dalle Stazioni Appaltanti attraverso un'illecita manipolazione dei costi del lavoro. In particolare, la cooperativa remunerava i propri dipendenti, spesso in stato di bisogno, con stipendi molto inferiori ai minimi salariali previsti dal contratto collettivo nazionale costringendo, di fatto, i propri lavoratori a prestare anche attività come volontari, traendone un enorme vantaggio concorrenziale. Infatti, i volontari-lavoratori, costretti a turni di lavoro ·massacranti (per oltre 12 ore continuative e senza pause), spesso non avevano altra scelta se non quella di mangiare o dormire, quando possibile, all'interno della cabina sanitaria dell’ambulanza. In tal modo il servizio veniva espletato, nel pieno della pandemia, in condizioni igienicamente precarie e pregiudizievoli per la salute degli ammalati, in spregio alle più elementari norme sanitarie imposte dalla normativa anti Covid. Inoltre, veniva contestata anche l' associazione per delinquere a nove persone, delle quali tre come organizzatori e promotori e sei come partecipi. Tale associazione, che aveva interessi sull'intero territorio nazionale, risulta aver operato dal 2017 ad oggi attraverso otto cooperative aventi uguale oggetto sociale. Tra i destinatari della misura cautelare, i tre promotori dell'associazione sono stati colpiti dalla custodia cautelare in carcere mentre due partecipi dalla misura cautelare degli arresti domiciliari. In ultimo, a seguito di accertamenti fiscali svolti dalla Guardia di finanza, con la preziosa collaborazione dell'Inps di Pavia e dell'Agenzia delle entrate di Pesaro, è stato emesso avviso di conclusione indagini nei confronti degli amministratori di fatto e di diritto della cooperativa, anche per il delitto di indebita compensazione, per aver utilizzato in compensazione crediti di imposta, derivanti da sedicenti attività di ricerca e sviluppo mai effettuate per oltre 490mila euro ottenendo un ingente risparmio di imposta, nonché per il delitto di omesso versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali, per non aver versato correttamente contributi assistenziali e previdenziali, tra imposte e relative sanzioni, per oltre 3 milioni e 500mila euro.Riccardo Ca