Finti crediti d'imposta e Iva non versata: maxi-truffa nella logistica pavese per oltre un milione e mezzo di euro
PAVIA - Da una parte il “risparmio” per non aver affatto versato l’Iva dovuta (circa 870mila euro nel solo anno d’imposta 2020), dall’altra l’utilizzo in compensazione di crediti d’imposta totalmente inesistenti per altri 700mila euro, relativi all’anno fiscale 2018. Un sistema fraudolento che ha fruttato in tutto oltre un milione e mezzo di euro per tre società milanesi attive nel settore della movimentazione e distribuzione merci, aventi però le sedi operative nei poli logistici pavesi. Al termine dell’articolata indagine di polizia economico-finanziaria, la Guardia di finanza di Pavia ha così scoperto e posto fine all’intricato meccanismo fraudolento, volto a una sistematica evasione fiscale.
Le indagini hanno permesso di richiedere da parte della Procura di Pavia il sequestro di denaro contante e immobili nella disponibilità delle tre società e dei cinque rappresentanti legali che, nel corso degli anni, si sono via via succeduti alla guida delle imprese. In tutto oltre un milione e mezzo di euro sequestrati da parte delle Fiamme gialle pavesi dopo il decreto di sequestro emesso dal Gip del Tribunale di Pavia. Tutto è partito dall’indagine dei finanzieri del Gruppo di Pavia, che avevano avviato un controllo ordinario sul lavoro svolto all’interno di un noto polo logistico in provincia. Dall’analisi della documentazione contabile rinvenuta, scarsa, in realtà, le Fiamme gialle hanno così riesaminato i documenti fiscali, ricostruendo tutti i rapporti commerciali tenuti dalle tre società. Approfondendo le operazioni commerciali e incrociando i datti delle fatture, i militari hanno ricostruito l’intero ciclo aziendale, constatando come le società abbiano omesso di versare l’Imposta sul valore aggiunto per circa 870mila euro nell’anno d’imposta 2020 ed eluso il pagamento di altri debiti erariali attraverso l’utilizzo in compensazione di crediti di imposta totalmente inesistenti per altri 700mila euro, relativi all’anno di imposta 2018.
I finti crediti di imposta, così come hanno dimostrato le indagini della Guardia di finanza, venivano generati da due delle cinque società coinvolte attraverso fittizie attività di ricerca e sviluppo, artefatte per compensare alcuni debiti erariali. In realtà non venivano affatto svolte, in quanto le società, nate formalmente soltanto nel terzo e nel quarto trimestre del 2019, hanno dichiarato di utilizzare in compensazione crediti riferibili al precedente anno, il 2018, quando queste società nemmeno esistevano.
A seguito dell'indagine, svolta dai finanzieri nell'ambito del più ampio controllo economico del territorio volto su tutta la provincia, che mira a limitare gli effetti distorsivi della concorrenza e del mercato provocati dalla grande evasione fiscale, è stato così ricostruito un ingente risparmio conseguito attraverso l'omesso versamento delle imposte, deferendo i cinque responsabili alla Procura della Repubblica per indebita compensazione e omesso versamento Iva.
Riccardo Carena