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GAMBOLÒ – È di Mohamed Ibrahim il corpo carbonizzato ritrovato nelle campagne tra Vigevano e Gambolò due settimane fa. L’uomo era a bordo della sua Audi A3 ridotta in cenere. I primi esami lo confermano: malviventi ancora ignoti lo hanno prima ucciso con un colpo di pistola e poi hanno dato fuoco al cadavere, in una zona remota di aperta campagna. L’auto è stata trovata tempo dopo, forse addirittura giorni, da un cacciatore che ha chiamato i carabinieri. Questi ultimi indagano, nel più stretto riserbo. Man mano che passavano i giorni era sempre più probabile che si trattasse di lui: era irreperibile dal giorno stesso in cui l’Audi è stata rinvenuta, e i vigili del fuoco hanno scoperto che all’interno c’era un corpo completamente arso.
Mohamed Ibrahim, 44 anni, egiziano, descritto come una persona lontana dai giri della malavita e dello spaccio gestiti da nordafricani nella zona, frequentava il centro islamico a Vigevano, “El Medina”, con la sede in via Rovereto. Proprio la numerosa comunità musulmana vigevanese si stringe intorno ai parenti di Mohamed Ibrahim. “In Egitto – spiega Ibrahim Hussein, il portavoce – ci sono una mamma e una sorella che non si danno pace. Dopo aver avuto la conferma dai carabinieri di Vigevano che il corpo fosse il suo abbiamo chiesto alla Procura della Repubblica di Pavia il nulla osta per poter rimpatriare in Egitto ciò che resta della salma. Ancora non lo abbiamo ottenuto. La nostra è una richiesta col cuore in mano. Fate presto, permetteteci di far sì che una mamma e una sorella possano piangere il loro congiunto e garantirgli una degna sepoltura”. Gli islamici vigevanesi si augurano, come tutti, che venga “fatta chiarezza sull’esatta dinamica” che ha portato alla morte di Ibrahim Mohamed. Per il rimpatrio esiste un fondo ad hoc, che gli islamici di Vigevano utilizzano proprio per riportare in patria i loro fedeli che muoiono qui.