Mortara sceglie il “bio”. Infatti il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha identifica quella di Mortara come “mensa biologica”. Una caratteristica di merito che solo altri tre Comuni in tutta la provincia di Pavia possono vantare. E, oltre al legittimo orgoglio per il raggiungimento di questo risultato, ci sono anche due vantaggi concreti. Il più importante riguarda la qualità del cibo somministrato agli studenti che frequentano il refettorio. Qualità e territorialità sono tra i criteri fondamentali per rendere “bio” una mensa scolastica. Ma non è tutto. C’è anche una questione di soldi. Infatti il Comune di Mortara avrà diritto ad una fetta della torta (economica) messa a disposizione di dallo Stato. Nel complesso 5milioni di euro da dividere tra tutte le “mense bio” dello Stivale.“Il nostro impegno - ha dichiarato l’assessore alla pubblica istruzione Luigi (Gerry) Tarantola (nella foto) - è quello di favorire e promuovere modelli alimentari sostenibili. Questo progetto rientra proprio in quest’ottica. Per ottenere il titolo di mensa scolastica biologica è necessario rispettare dei criteri e delle regole molto rigide istituite per favorire l’utilizzo di prodotti biologici, legati al territorio e alle tradizioni, favorendo i principi di una sana alimentazione e per la riduzione dei gas serra”. La mensa scolastica, per qualificarsi come biologica, è tenuta a rispettare, con riferimento alle materie prime di origine biologica, delle percentuali minime di utilizzo di prodotto: ova, yogurt e succhi di frutta devono essere al 100 per cento bio. Frutta, ortaggi, legumi, prodotti trasformati di origine vegetale (esclusa la succhi di frutta), pane e prodotti da forno, pasta, riso, farine, cereali e derivati, olio extravergine al 70 per cento. Infine prodotti lattiero-caseari (esclusi gli yogurt), carne e pesce al 30 per cento. L’area di produzione è considerata vicina se si trova in un raggio massimo di 170 chilometri. “Desidero ringraziare pubblicamente Maria Luisa Malinverni – continua l’assessore Tarantola – perché ha seguito in prima persona tutta la parte burocratica necessaria per aderire al bando pubblico. Dall’inizio della pratica ha seguito tutti i passaggi fino all’importante riconoscimento firmato con il decreto dello scorso 24 settembre. Ora aspettiamo di sapere quale sarà e quando arriverà il contributo economico. Ciò che posso assicurare con certezza à che l’intera somma sarà usata nell’ambito scolastico”. Magari per sostituire il lunch box introdotto dall’assessore proprio quest’anno. La scatola, utilizzata per portare a casa il cibo non consumato a mensa, è stata criticata da alcune famiglie che l’anno ritenuta esteticamente brutta. “Forse alcuni genitori volevano un contenitore griffato, di marca”. Così Luigi Tarantola liquida ogni polemica con una battuta di spirito. “Ricordo – puntualizza Luigi Tarantola - che il progetto non comporta un maggiore costo per l’amministrazione e, tanto meno un aumento delle tariffe a carico delle famiglie. Infatti l’iniziativa era già stata programmata in fase di stesura del bando pubblico per l’assegnazione del servizio di refezione. Abbiamo fortemente voluto l’introduzione del lunch box perché riteniamo molto importante che certe buone abitudini si imparino sin da bambini. In un’epoca in cui il cibo abbonda e in questa porzione di mondo si tende a dare per scontate troppe cose. E’ fondamentale dare valore a quello che si trova in tavola. Naturalmente non tutti gli alimenti avanzati possono essere messi nella lunch box. Ma solo frutta e pane”.Luca Degrand