MORTARA - Tagli, tagli e ancora tagli. Così negli ultimi 20 anni il Servizio sanitario nazionale è stato fatto a brandelli da scelte politiche sbagliate. O almeno così lo pensa l’associazione “La Mortara che vorrei” che punta il dito anche contro gli enti locali. Insomma, per lo sfascio della sanità pubblica nessuno si può considerare innocente. Sul banco degli imputati finisce anche l’amministrazione cittadina. La politica locale è così chiamata, quasi invocata delle associazioni, affinché si decida finalmente a prendere una posizione chiara, netta e radicale per un rilancio serio del Servizio sanitario. “Oggi vogliamo sottolineare la situazione dell’ospedale di Mortara – spiega la portavoce Elena Puleo (nella foto) - pesantemente ridimensionata dalle politiche dell’Asst e da Regione Lombardia. Crediamo ad una medicina del territorio, di base, preventiva che aumenti le possibilità di cura e non proceda invece a continue chiusure, come quelle del Pronto soccorso anche prima del contagio, dopo le ore 18 a Mortara. Con conseguente sovraffollamento di Vigevano, per lo spostamento degli uffici, per la chiusura di prestazioni come l’endoscopia e la chirurgia per acuti. Dalla metà degli anni Novanta al 2018, i posti-letto pubblici sono stati più che dimezzati. Nello stesso arco temporale, in parallelo, i posti-letto privati sono considerevolmente aumentati. Lo sbilanciamento a favore del privato nel sistema sanitario lombardo risulta evidente. La pandemia di Coronavirus mostra chiaramente il fallimento del modello economico e sociale predominante. Come conseguenza della politica di austerità attraverso la privatizzazione dei servizi pubblici, i sistemi sanitari non corrispondono ai requisiti posti dalla pandemia di Coronavirus. Le capacità sono di gran lunga insufficienti. Noi plaudiamo al sacrificio eroico del persone medico ed infermieristico che in Lomellina sta facendo miracoli per assicurarci la salute ma allo stesso tempo chiediamo alla politica di rivedere le politiche sanitarie errate, ed un confronto aperto che tenga in debito conto il bisogno di salute di tutta la popolazione mortarese”. Senza dimenticare che non è mai stato tenuto aggiornato un piano pandemico nazionale come quello elaborato nel 2003 in occasione dell’influenza aviaria. Un piano preventivo che avrebbe dato una grossa mano nella gestione di questa nuova pandemia, ma che purtroppo nessuno si è ricordato di rinnovare e finanziare.Luca Degrand