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C’è chi va in vacanza e c’è chi raccoglie le firme. Venerdì al mercato di Mortara ben 67 firme sono state raccolte dal Partito della Rifondazione Comunista per promuovere la legge di iniziativa popolare per introdurre il salario minimo a 10 euro l’ora.
“Basta stipendi da fame, basta lavoratori sottopagati e sfruttati – afferma Giuseppe Abbà – per questo proseguiremo la raccolta firme ogni secondo venerdì del mese con il nostro gazebo al mercato presso la sede di via Cadorna, ogni mercoledì sera dalle 21 alle 23”.
Il motivo della proposta di legge di iniziativa popolare, che dovrà raccogliere entro fine anno 50mila firme a livello nazionale per poi poter essere discussa in Parlamento, è che negli ultimi trenta anni i salari medi italiani sono diminuiti del 3 per cento, secondo dati Ocse, mentre in altri paesi europei sono aumentati del 30, 40 e 50 per cento. Negli anni centinaia di miliardi sono stati trasferiti ai profitti attraverso rinnovi contrattuali a perdere, spesso bloccati per anni, e un uso del fisco contro lavoratori dipendenti e pensionati e a favore del lavoro autonomo, dei profitti e delle rendite. Ad avere salari indegni di un paese civile non sono solo i lavoratori privati illegalmente di un contratto e nemmeno solo i milioni di dipendenti costretti a subire contratti pirata firmati da sindacati padronali; ad avere salari vergognosi sono anche lavoratori con contratti firmati dai principali sindacati nazionali.
“Per questo e a causa della dilagante precarietà – afferma Giuseppe Abbà – oggi in Italia un lavoratore e una lavoratrice su quattro, spesso giovani e donne, sono poveri, e un terzo dei lavoratori guadagna meno di 1.000 euro al mese.  Si applichi l’articolo 36 della Costituzione: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione… sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. Si istituisca un salario minimo legale di 10 euro l’ora indicizzato all’inflazione al di sotto del quale nessuno stipendio possa andare”.