Bufera sulla coop Faber, gli ex dipendenti accusano: «Stipendi arretrati mai pagati»
Una protesta clamorosa: striscioni accusatori prima esposti e poi rimossi dalla cancellata davanti all’edificio che, in via Belvedere, ospitava i migranti. Stipendi non pagati: duro scambio di accuse tra gli ex lavoratori e i vertici della cooperativa Faber. Sarebbero una quarantina gli ex non retribuiti, ad alcuni dei quali spetterebbero diverse migliaia di euro.
A finire nel mirino degli ex lavoratori è Fabio Garavaglia, presidente della Cooperativa sociale Faber, che si occupa di accoglienza dei richiedenti asilo sul territorio lomellino, il quale, secondo le testimonianze di alcuni ex dipendenti, sarebbe responsabile di una lunga serie di colpe e di negligenze. A far detonare la miccia sono stati alcuni striscioni e cartelli, comparsi misteriosamente nella notte tra sabato 24 e domenica 25 giugno, che sono stati appesi fuori dall’ex centro di accoglienza straordinario per migranti di via Belvedere a Mortara, successivamente rimossi nel tardo pomeriggio di domenica. Sugli striscioni alcune frasi molto forti e numerose accuse: “Otto mesi senza stipendio. Grazie Faber!”, “Hai tolto dignità a famiglie e profughi”, “Quando un uomo ti dice che è diventato ricco grazie al duro lavoro, chiedigli: di chi?”. Secondo gli ex dipendenti, che hanno preferito mantenere l’anonimato nel racconto che leggerete in queste pagine, il presidente della cooperativa che gestisce i centri di accoglienza straordinaria per i migranti in Lomellina e in Oltrepò si sarebbe arricchito alle loro spalle e alle spalle dei richiedenti asilo.
“La cooperativa Faber – afferma un ex dipendente – prende i soldi dallo Stato, ma non paga i lavoratori. Fabio Garavaglia, presidente della cooperativa, si è intascato dei fondi pubblici. Ci sono state molte denunce di ex dipendenti nei suoi confronti nel corso degli anni, ma la cooperativa Faber continua a restare in piedi. A me deve dare ancora 3.400 euro di stipendio, e so di altri cui spettano importi molto superiori”.
Nei mesi scorsi, tutti i centri di accoglienza straordinari gestiti dalla Faber, e di cui l’affidamento dei servizi di gestione compete alla prefettura di Pavia, sono stati chiusi. A Mortara l’ex hotel Bel Sit aveva chiuso i battenti il primo di novembre del 2022, il centro di accoglienza di via Belvedere a fine aprile 2023. Insieme a loro, avevano cessato le attività anche altri centri di accoglienza, tra cui quello di Sant’Angelo. Ora la cooperativa si occupa soltanto dell’accoglienza di minori stranieri non accompagnati, di cui l’affidamento dei servizi di gestione spetta ai singoli Comuni. Tra questi, alcuni centri si trovano a Gambolò, Robbio, Palestro e Monticelli Pavese. “Gli stipendi ai lavoratori – prosegue l’ex dipendente – venivano pagati sempre in ritardo. Io ho lavorato circa un anno per la cooperativa Faber, fino ad aprile 2023. L’ultimo stipendio, pagato con venti giorni di ritardo, l’ho visto nel mese di febbraio. Ottenere la retribuzione da questo individuo era come giocare alla roulette russa: a volte, se ti andava bene, ti pagava, altre volte, se ti andava male, non beccavi niente. Non c’era nemmeno armonia tra i dipendenti, dal momento che qualcuno riceveva il compenso mensile e qualcun altro no, senza alcun criterio. Senza stipendio, per molti il lavoro diventava disinteressato. Io sono arrivato, addirittura, alcune volte, a inventarmi delle necessità impellenti affinché mi venisse dato lo stipendio, che è un mio diritto e che invece spesso dovevo andare a chiedere in ginocchio. Prende in giro le persone fissando appuntamenti per chiarire le cose come stanno, per poi rinviare il pagamento ancora”.
Una condizione, quella denunciata dal lavoratore, che non è soltanto di sfruttamento, ma anche di vera e propria umiliazione, e che si protrae nel tempo. Non finisce qui: a non ricevere i soldi che loro spettavano non sono solo i dipendenti, ma, secondo le testimonianze, la stessa sorte sarebbe toccata anche agli stessi richiedenti asilo. “Fabio Garavaglia – accusa l’ex dipendente – non dava nemmeno ai richiedenti asilo ospiti delle strutture il pocket money, ovvero il bonus giornaliero che arriva dallo Stato e che è destinato alle piccole spese quotidiane dei migranti. Quando ha chiuso il Bel Sit a Mortara alcuni dei richiedenti asilo si sono rifiutati di andarsene finché non avessero ricevuto il pocket money che spettava loro di diritto. In quella circostanza sono stati chiamati perfino i carabinieri, e mezz’ora dopo erano magicamente spuntati fuori i soldi che Garavaglia affermava di non avere. A Robbio e al Belvedere di Mortara la cooperativa Faber non saldava le utenze”. A detta dei lavoratori, anche la ditta che provvedeva alle forniture alimentari sarebbe stata pagata a intermittenza, così come i fornitori di medicinali. La spesa la faceva direttamente Fabio Garavaglia, oppure gli operatori stessi, e la cooperativa Faber avrebbe, tra i suoi numerosi obblighi, anche un debito con una farmacia di Mortara. Un debito che starebbe pian piano onorando.
“Ad un certo punto – afferma l’ex operatore della Faber – la farmacia ha detto basta e ha smesso di vendere farmaci alla cooperativa a causa dei mancati pagamenti. Andavamo noi dipendenti, singolarmente, in farmacia a comprare i medicinali che servivano per i richiedenti asilo con i nostri soldi. Molti turni rimanevano scoperti, mancava l’assistenza e i ragazzi ospiti delle strutture venivano lasciati da soli”.
Negli scorsi mesi Garavaglia ha aperto una nuova cooperativa, la Lycos, e continuerà ad operare con quella. “Ho iniziato a lavorare per la cooperativa Faber a maggio 2022 – racconta un’altra ex dipendente – presso il centro di accoglienza straordinario di Sant’Angelo, dove erano ospiti diciannove ragazzi provenienti dal Bangladesh. Facevo turni da sola di giorno e di notte, e quando c’erano dei problemi, Fabio Garavaglia non si presentava mai. Ho lavorato per un anno per la cooperativa, poi a maggio 2023 ho fatto richiesta di dimissioni per giusta causa per il mancato pagamento della retribuzione. Su dodici stipendi mensili, solo quattro mi sono stati pagati. Tuttora sto aspettando gli otto compensi in arretrato, per una somma di quasi 11.000 euro”.
La ex dipendente, così come molti altri, ha aperto un atto di pignoramento presso terzi nei confronti della cooperativa Faber tramite l’ufficio vertenze della Cgil di Vigevano.
“Garavaglia non dava il pocket money ai ragazzi – conferma la ex educatrice – e in più scappava dai problemi. Ci sono stati due episodi di rissa tra i ragazzi, che ho dovuto gestire da sola. Noi dipendenti abbiamo comprato alimenti e medicinali con i nostri soldi, perché la cooperativa non pagava i fornitori. Ci facevamo noi i giri presso le associazioni di volontariato del territorio, chiedendo loro di regalarci capi di abbigliamento per i rifugiati. Ma per Garavaglia i problemi erano sempre colpa degli altri. Anche quando la struttura di Sant’Angelo è stata chiusa perché lui non pagava l’affitto”. La situazione di stress in cui vivevano costantemente gli operatori della cooperativa era davvero sconvolgente per tutti. “Io ho due bambine da mantenere – dichiara la ex dipendente – e durante la mia esperienza lavorativa per la cooperativa Faber ho avuto problemi fisici legati all’ansia, e ho sofferto più volte di attacchi di panico. Lavorare in quelle condizioni disumane era veramente inconcepibile. Il gesto che abbiamo compiuto sabato notte, di appendere i cartelli e gli striscioni, è stato frutto della nostra disperazione. Alle volte mi chiedo perché non abbiamo avuto mai il coraggio di denunciare pubblicamente questa situazione prima”.
Massimiliano Farrell