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CANDIA – Un consiglio comunale acceso, soprattutto sul finale quando il sindaco, come sempre, concede un rapido botta e risposta ai presenti. Il problema è che giovedì 27 luglio gli spettatori erano molti più del solito, con l’aula consiliare insolitamente stracolma. Il tema era caldo: gli oltre 160 migranti che nelle scorse settimane affollavano il paese, su una popolazione di neanche 1500 persone. Stefano Tonetti ha contattato i carabinieri: oltre ai tanti infuriati perché quegli stranieri “disturbano” e quindi devono andarsene, in municipio c’era anche Claudio Gili, medico del paese, che opera nella cooperativa sociale Omnibus. Essa gestisce i profughi. 
“Temevo per la sua incolumità – taglia corto Stefano Tonetti – visti i toni esasperati, e quindi ho preferito avvisare le Forze dell’ordine”. Un agente della Polizia locale seguiva il consiglio, come da prassi. I carabinieri si sono fermati fuori dal palazzo comunale, pronti ad entrare in caso di nuovo avviso del sindaco. Intanto Stefano Tonetti a metà del mese di luglio si era recato a Pavia, a colloquio col prefetto Francesca De Carlini. Lo scontento di tanti candiesi nel vedere questi giovani africani e asiatici bighellonare senza meta tutto il giorno per l’abitato non poteva essere ignorato, soprattutto perché (è stato riferito) alcuni espletano i propri bisogni sulla pubblica via, buttano rifiuti per terra, importunano verbalmente le donne. C’è chi dice non solo verbalmente, ma non risultano denunce. L’unica cosa davvero certa è che non hanno niente da fare: persone arrivate dall’altra parte del mondo per poi trascorrere le proprie giornate in un paese di campagna ad ascoltare musica. Non giova certamente a nessuno. 
“Un primo risultato – spiega il primo cittadino – è che la Prefettura ha disposto lo spostamento di alcuni, e quindi da 160 profughi siamo passati a 110. Avevo specificato che in percentuale, rispetto alla popolazione, erano oggettivamente troppi. Non avendo occupazione questa gente va ad occupare spazi all’interno del paese che sono solitamente dedicati a bambini, giovani, mamme e anziani. Finché erano 70 e 80 niente succedeva, gli abitanti erano abituati e probabilmente si sarebbero sorpresi nel non vederli. Era una presenza ordinata e accettata. L’aumento ha creato disagio, anche perché alcuni sono obiettivamente maleducati. Anche la cooperativa deve fare la sua parte insegnando il senso civico”. 
In municipio gli scontenti, quelli più accesi, hanno paventato una raccolta firme e anche una possibile manifestazione di protesta.

Davide Maniaci