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“Una persona buona, che amava le regole. E che sapeva trasmettere questo agli altri. Forse è per questo che ricordiamo tutti con grande affetto Giancarlo Torti”. Così Bruno Romani ricorda quello che è stato “il padre” per la quasi totalità dei giornalisti lomellini. “Me lo ricordo come un giornalista d’altri tempi, perché allora era così: - esordisce Romani - in città c’erano tre o quattro personaggi importanti che andavano in giro indossando giacca e cravatta... e lui era uno di quelli. Era distinto e apprezzato per la sua rettitudine”. Bruno Romani incontra sul suo cammino Giancarlo Torti alla fine degli anni Settanta: “Le mie prime esperienze giornalistiche risalgono al 1976, a Radio Mortara. - ricorda Romani - Facevano il radiogiornale, magari scopiazzavamo un po’, ma ci mettevamo del nostro. Lui era il direttore. Dieci anni più tardi, subentrai io in quel ruolo”. Giornale e radio, radio e Giornale. Valeva per Torti, valeva anche per Romani che entra a far parte della famiglia del “Lomellino”. “Dopo di lui - aggiunge - è venuta un po’ a mancare l’aurea del giornalista importante, forse perché è esplosa questa professione. La sua vita da uomo cattolico impegnato, è stata ricordata nel tempo ed è diventato un’icona: il giornalista che non si confondeva”.