Fallimento Clir: il curatore batte cassa ai soci Chiesti a Mortara 314mila euro, Gerosa: «Richiesta irricevibile»
MORTARA - Il curatore fallimentare del Clir “batte cassa” e presenta il conto al Comune di Mortara. E che conto! La richiesta ammonta a 314mila euro. La somma è notevole e costituisce l’entità del debito che l’ente pubblico avrebbero maturato nei confronti della società dichiarata fallita nel giugno 2022. Al momento, però, il sindaco Ettore Gerosa non ha intenzione di scucire un euro.
“La comunicazione che ci è pervenuta – spiega il primo cittadino – è quantomeno vaga: mancano gli estremi della fattura o delle fatture a cui fa riferimento la somma che ci viene richiesta. Quindi non si capisce a cosa corrisponde la cifra che dovremmo pagare. Inoltre le scelte prese all’epoca dei fatti, nel 2022, furono prese dalla precedente amministrazione. Quindi non possono neanche ricordare se delle fatture non furono pagate”. La situazione in cui si trova il Comune di Mortara è simile a quella di molti altri enti. Infatti nei giorni scorsi altri sindaci hanno ricevuto la raccomandata inviata dal curatore fallimentare del Clir che chiedeva l’estinzione del debito. “Mi sono confrontato con altri colleghi – prosegue il primo cittadino – e a tutti sono arrivate richieste di pagamento senza indicazioni precise sulle fatture in oggetto”. Intanto l’immobile che ospitava la sede del Consorzio è tornato all’asta nella giornata di ieri, 23 gennaio. L’offerta minima è di 366mila e 750 euro. Il primo tentativo di vendita all’asta, datato 7 novembre 2023, era andato deserto. In quell’occasione il prezzo base era di 489mila euro, per un edificio valutato 652mila euro. Il “pacchetto” comprende un fabbricato sviluppato su due livelli fuori terra e da un’area esterna di pertinenza nella quale sono ubicati una pesa, una tettoia, un deposito carburante e altre strutture di servizio, per una superficie complessiva di circa 3.800 metri quadrati. Il valore dell’immobile supera di poco il milione di euro, ma la perizia ha abbassato del 40 per cento il suo valore reale poiché il fabbricato è stato vandalizzato. La perizia è firmata da Anati Yael, architetto dell’Ordine di Milano, incaricata dal curatore fallimentare Andrea Nannoni, nominato dal Tribunale di Pavia.