Moreschi: a maggio i 59 licenziamenti, domani c’è il consiglio comunale «aperto» a Vigevano
VIGEVANO – Qui, nello stabilimento storico, resteranno gli uffici ma non gli operai. Moreschi, forse l’azienda di scarpe di lusso più famosa di Vigevano, ha avviato la procedura di licenziamento per 59 dipendenti. Sarà esecutiva a maggio. La produzione verrà spostata altrove e verranno assunte altre persone, certamente non del posto. Un atto che testimonia il declino industriale dell’ormai ex capitale della calzatura. In città non si parla d’altro: un consiglio comunale aperto il 14 marzo permetterà ai lavoratori di incontrare l’amministrazione comunale, di far valere le proprie ragioni, per ciò che conteranno. “Una scelta – commenta il sindaco di Vigevano, Andrea Ceffa – legittima dal punto di vista imprenditoriale ma che mi lascia contrariato: smentisce quanto sempre sostenuto dalla società, che si diceva disposta a mantenere qui una base produttiva. Il comune si rende disponibile a collaborare con le istituzioni preposte per trovare soluzioni per gli operai”.
Fondata nel 1946, la ditta apparteneva alla famiglia Moreschi fino a luglio 2020, quando le quote di maggioranza sono state rilevate da Hurleys SA, istituto finanziario elvetico. “La nostra volontà – così i portavoce di Hurleys al Corriere – è puntare su una produzione “green” impossibile da attuare nello stabilimento di Vigevano. La produzione rimarrà tutta in Italia, sparsa in altre regioni. A Vigevano invece manterremo il “cuore” e la “testa”, ossia la progettazione e la realizzazione di prototipi, il controllo qualità e lo spaccio aziendale. Non è consolante per chi viene licenziato, né lo è per noi farlo, ma l’azienda ha davanti a sé una fase di sviluppo che porterà a nuove assunzioni. Nel mondo vantiamo 25 negozi monomarca, puntiamo ad averne il doppio. Scelta strategica, non economica”. In un celeberrimo articolo del 1962 sul quotidiano Il Giorno, Giorgio Bocca definiva Vigevano “la città delle mille fabbriche e nessuna libreria”, con 25 mila operai su 60 mila abitanti. Adesso qualche libreria c’è, e menomale, ma il tessuto manifatturiero è quasi sparito. Questi licenziamenti rappresentano l’ennesima testimonianza.
Sulla vicenda i sindacati ruggiscono. “La nuova proprietà – attacca Giovanna Currò, Cgil – ha usufruito della cassa integrazione straordinaria finché ha potuto e già lo scorso anno era stata aperta una procedura di licenziamento di 27 persone con la chiusura di due reparti, orlatura e pelletteria. La qualità assoluta di un prodotto si raggiunge tenendo sotto controllo l’intero ciclo nello stesso luogo. Eravamo contrari, abbiamo trovato un accordo: Hurleys aveva chiarito come questi esuberi fossero l’unico modo per rilanciare la società e mantenere il sito produttivo a Vigevano. Parole contraddette dai fatti”. Negli anni d’oro i dipendenti erano 300, circa. Adesso ne rimarranno 21. Lo stabilimento attuale è uno degli edifici più riconoscibili di Vigevano, bianco, enorme, presso la statale 494. Lo hanno costruito vent’anni fa. “Per questo – prosegue la sindacalista – non crediamo sia inadatto a questa “svolta ecosostenibile”. Sarebbe bastato investire per migliorarlo. Abbiamo paura che la proprietà voglia svuotare l’azienda per tenersi il marchio, che la liberalizzazione dell’immobile e dell’area sia un’operazione immobiliare-finanziaria sulla pelle dei lavoratori. Non siamo mai riusciti a parlare con i vertici. Il sito produttivo deve rimanere a Vigevano: noi faremo sentire la nostra voce e quella dei lavoratori sia nel consiglio comunale aperto sia dopo. Se la battaglia per salvare questi posti di lavoro venisse persa, non è giusto che succeda in silenzio”.